“Felice chi è diverso essendo egli diverso. Ma guai a chi è diverso essendo egli comune”. La poesia di Sandro Penna si accompagna felicemente con le immagini del bel documentario di Gianni Amelio, in programma al festival di Berlino (Panorama doc) e in uscita nelle nostre sale a marzo.
Il titolo preso in prestito da Penna, racconta la nostra Italia dai primi del Novecento agli anni ottanta, chiudendo sul presente, con sguardo malinconico. Amelio indaga e associa materiale di repertorio con testimonianze di persone celebri, anonime, comuni, allegre, sofferte, ironiche, ribelli o addomesticate. Di chi ha vissuto sulla propria pelle il peso di essere “diverso” in un mondo di eterosessuali. Chi ne è stato vittima o ne ha fatto artisticamente un'arma vincente. Il nome di Pier Paolo Pasolini ricorre spesso, insieme con gli insulti e le sue scelte, e i bei ricordi di Ninetto Davoli. Un ragazzetto di 17 anni, che in un giorno di “sega” a scuola, era andato con gli amici a zonzo e si era ritrovato sul set di Pasolini. Il fratello, falegname, gliel'aveva presentato e Pasolini in risposta gli aveva dato un buffetto sulla testa. Un gesto, ad averlo saputo allora, che era il preludio di uno sconvolgimento: sarebbe diventato il suo attore feticcio, la sua vita cambiata per sempre.
E' bravissimo Amelio nel guidare lo spettatore nella storia della nostra società, attraverso i servizi patinati e stereotipati, se non quando denigratori o distorti, di giornali, cinegiornali, film e varietà.
Senza mai apparire, firma un'opera appassionante, personalissima e commovente, saldamente a cavallo tra finzione e realtà.