PHOTO
Opera prima di Lana Daher, Do You Love Me, in Eventi Speciali alle Giornate degli Autori, 82ma Mostra di Venezia, è un appassionato atto d’amore verso la sua città Beirut.
“Sono nata nel 1983 - racconta la regista -, nel mezzo della guerra civile. Quell’alternarsi di conflittualità e calma inquieta che ha caratterizzato la mia infanzia, continua a definire l’esistenza in questo paese. Ho vissuto le infinite ondate di violenza, sono stata testimone del loro impatto sulle generazioni che sono venute prima e dopo di me. Nelle nostre scuole non condividiamo un libro di storia comune. Il nostro è un passato di cui non si fa menzione nella vita pubblica”.
Daher ha fatto un lavoro imponente, ha messo insieme decine di spezzoni di film libanesi insieme con fatti di cronaca reali, canzoni, fotografie cercando di ricreare “la realtà stratificata di questa città, la sua memoria, la sua resistenza, la sua tenerezza, e dare a queste immagini nuova vita, aprendo uno spazio per esplorare, ricordare e semplicemente sentire”.
Il risultato è un lavoro sulla memoria visiva e sonora del Paese dove gioia di vivere e orrore convivono. Da vedere assolutamente.
L’omaggio al cinema libanese è ancora più evidente dai titoli di coda dove sono citati i film dei registi che hanno contribuito alla sua storia.
La lista è lunga, ne citiamo alcuni, Imperfect Unless Performed in Blood di Rami el Sabagh, In Spite of War di Zeina Sfeir e Little Wars di Maroun Bagdadi , Martyr di Leyla di Assaf-Tengroth, fino al più più recente Perhaps What I Fear doesn’t Exist di Corine Shawi.