Fresca di separazione dal marito, la giovane Dahlia (Jennifer Connelly) è costretta a trovare una nuova casa per sé e la piccola Ceci (Ariel Gade), sua figlia. La scelta ricadrà su un fatiscente condominio di Roosevelt Island, sobborgo periferico di New York. Da un'orribile macchia scura sul soffitto, conseguente ad una perdita dal piano soprastante, inizieranno strane allucinazioni e inquietanti incubi. Cosa nasconde, in realtà, quel palazzo?
Remake dell'omonimo film giapponese, datato 2002, diretto da Hideo Nakata e tratto dal romanzo di Koji Suzuki (entrambi realizzatori della saga di The Ring), Dark Water segna l'approdo hollywoodiano e la prima, vera prova con il cinema di genere per Walter Salles, regista brasiliano affermatosi a livello internazionale con Central do Brasil  e, successivamente, I diari della motocicletta.
Costruendo un notevole substrato di melmosa tensione, dato dalle quanto mai affascinanti e tenebrose influenze di Roosevelt Island - striscia di terra sull'East River di N.Y.C. , soffocata da massicci e grigiastri monoliti di cemento, edifici eretti secondo i dettami del "Brutalist style" - e dalla continua, incessante pioggia, Salles è bravo a preparare il terreno sul quale, progressivamente, dovranno muoversi le due protagoniste: il lugubre appartamento diverrà microteatro di inspiegabili fenomeni e l'interazione con i personaggi di contorno (tutti di lusso, dal sinistro custode interpretato da Pete Postlethwaite, passando per l'agente immobiliare senza scrupoli impersonato da John C. Reilly fino all'avvocato che si prenderà cura della donna, un barbuto Tim Roth) contribuirà ad accrescere il livello della suspense. Fino all'innegabile ed oggettiva difficoltà con cui verrà gestito il colpo di scena rivelatore e il conseguente sviluppo finale: sbrigativo e prevedibile uno, sopra le righe e decisamente confusionario l'altro. Un vero peccato.