Illuminante la storia di Jean-Pierre Jeunet e Marc Caro. Si incontrano al Festival di Annecy, si piacciono, fanno una gavetta fatta di spot, video e corti, poi tirano fuori due film di genere rimasti nel cuore degli appassionati, Delicatessen (1991) e La città perduta (1995). Il primo poi incontrerà la Fox (Alien 4) e poi uno dei più grandi successi transalpini, Il favoloso mondo di Amelie. Il secondo tira a campare (si fa per dire) con consulenze tecniche, comparsate da attore, tv, fumetti. E torna al cinema, dopo più di un decennio, con Dante 01. Dal passato si porta solo l'attore feticcio di entrambi (Dominique Pinon) e la tendenza alla megalomania, condivisa col cosceneggiatore Pierre Bordage. Il suo thriller fantascientifico infatti soffre di un citazionismo che schiaccerebbe chiunque. Una prigione-astronave orbitante attorno al pianeta Dante (ovviamente infuocato, povero Alighieri) ospita i sei criminali più pericolosi dell'universo, ora cavie umane. Hanno nomi mi(s)tici (Budda, Lazzaro, San Giorgio, Cesare, Attila, Moloch, Rasputin), affrontano gironi infernali e sacrifici. Non bastasse l'ispirazione storica-religiosa, Caro cita l'ultimo Danny Boyle e nel finale il Kubrick psichedelico di 2001. Un'odissea nello strazio.