Dal Polo Sud a Gunnison, cittadina del Colorado, passando ovviamente per lo spazio. Se Paul W.S. Anderson, tre anni fa, si era spinto un po' oltre rendendo il Predator figura un tantino più "filantropa" del devastante Alien, quello che propongono oggi i temibili fratelli Strause (al loro esordio nel lungometraggio) è a dir poco risibile. E non parliamo del già leggendario Predalien - "non ibrido vero e proprio, ma un Alien incubato dentro a un Predator che ha assunto alcune caratteristiche del corpo che lo ha ospitato, mantenendo comunque l'esoscheletro, il sangue acido, la coda somigliante a quella di uno scorpione e la lingua dentata" - o del nobile scopo dell'unico esemplare di Predator rimasto sulla faccia dell'universo (ovvero distruggere tutto quello che assomigli ad un Alien per non alterare l'equilibrio del pianeta terra...): il problema vero e proprio sono gli esseri umani i quali, maggiormente rispetto al primo capitolo della già ipotizzabile saga, cercano di dare "spessore" ad una vicenda tra le più comiche (involontariamente, si intende) degli ultimi anni cinematografici. Su tutti, lo sceriffo Morales (John Ortiz, visto nel recente American Gangster ma indimenticabile, giovanissimo cuginetto di Carlito Brigante in Carlito's Way), l'indomito Dallas (Steven Pasquale) e la mamma/soldatessa Kelly O'Brien (Reiko Aylesworth), ovviamente in canottiera per tutto il corso del film, sia mai qualcuno dimenticasse quale fosse la tenuta standard di Sigourney Weaver nei panni del capitano Ripley. Scritto da Shane Salerno (altro nome da mettere in agenda, volesse la sorte un giorno potrebbe capitare di incontrarlo...), che giovanissimo adattò insieme a Tony Gilroy il soggetto di Armageddon, e prodotto da Walter Hill (come per il precedente e per l'intera quadrilogia di Alien, quello "vero"...), AVP2 - questo l'acronimo alla 3MSC... - regala molto meno rispetto al già poco che prometteva, ma la coda finale (accennato discorso fantapolitico che nemmeno le peggiori produzioni di serie Z si sarebbero mai sognate) è di quelle che non si possono dimenticare: varrebbe la pena vederlo solo per questo.