Le sorelle Delphine e Muriel Coulin rintracciano e adattano una storia vera: a Lorient, Bretagna, 17 liceali decidono di rimanere incinte nello stesso momento, all'insegna della solidarietà e del rifiuto della brutta vita degli adulti. Un altro mondo possibile in grembo, intenzioni più che pregevoli da partorire, ma l'esito artistico?
Più che buoni i primi tre quarti d'ora, a ribadire con nitore e ariosità l'eccellenza del cinema francese nell'intimismo, nella lucidità di tratto e nel raccontare il “poco”: brave le Coulin, dunque, ma il film barcolla tentando la - difficile - quadratura del cerchio, ovvero la soluzione di una storia iniziata realisticamente e quindi consegnata ai luoghi comuni, le scelte a effetto (l'incidente della protagonista Camille, interpretata dalla promettente Louise Grinberg), la voce over e l'ineluttabile deriva fiabesca.
Che rimane? Una figliata di genere, nata sotto una vera e buona stella, ma senza i dialoghi fulminanti di Juno o la presa aspra dei Dardenne di Lorna. Nota a margine: la censura italiana ha dato il VM14, perché c'è “il pericolo di emulazione di comportamenti estremamente trasgressivi”. Anche la gravidanza?