Difficile credere che la faccia paffuta e bonaria di Forest Whitaker sia quella stessa impenetrabile maschera che l'attore si è cucito addosso per interpretare Idi Amin, il capo paranoico e sanguinario che ha terrorizzato l'Uganda dal 1971 al 1979 provocando la "scomparsa" di 300.000 (ma qualcuno dice 500.000) connazionali, mostro d'efferatezza e ultimo Re di Scozia, come recita uno dei titoli di cui il dittatore amava fregiarsi. Eppure l'impressionante mimesi è avvenuta ne L'ultimo Re di Scozia, nel ruolo che gli è valso già un Golden Globe come miglior attore protagonista e la candidatura all'Oscar nella medesima categoria. " Senz'altro una grossa soddisfazione- confessa l'attore americano, a Roma per presentare il film da domani nelle sale italiane- soprattutto perchè nel mio mestiere le gratificazioni sono molto più avare di quanto si creda. Sono orgoglioso soprattutto di far parte di una cinquina d'attori, i candidati all'oscar, bravissimi: ciascuno di loro ha fatto cose straordinarie con i rispettivi personaggi, regalando al pubblico qualcosa di unico e profondo". E cosa ha lasciato invece a Whitaker questo personaggio reale e sinistro?  "Beh, tanto. Soprattutto a livello professionale. Ho condotto varie ricerche, ho letto diversi libri per documentarmi e, una volta in Uganda, ho ascoltato le testimonianze di ex generali, ministri, giornalisti, fidanzate, che avevano avuto a che fare con Amin". "Non volevo limitarmi a un'imitazione - prosegue l'attore -, ho analizzato il suo modo di parlare e studiato lo swahili per catturare l'essenza dell'uomo". Come rivela il coprotagonista James McAvoy, astro nascente del cinema scozzese, Whitaker "riusciva a trasmettere una visione completa di Amin, non sapevi se si sarebbe messo a ridere o se ti avrebbe ucciso". Il film, un patchwork movie che mette insieme il biopic, il racconto di formazione e il thriller, narra le vicende di un giovane medico scozzese "transfuga" in Uganda per aiutare il prossimo e concedersi qualche avventura. Prima al lavoro in una misisone umanitaria, diverrà il medico personale di Idi Amin. "E' una storia classica su un giovane uomo - dice il regista Kevin Macdonald, già acclamato documentarista di One Day in September - in cerca di avventure, che scoprirà chi è realmente". I ciak sono stati effettuati quasi interamente in Uganda: "Tutti hanno pensato che fossimo un pò pazzi a venire in Uganda, ma per me era l'unico modo per girare il film: volevo catturare un'immagine diversa dell'Africa". Sul momento d'oro dei neri americani impegnati nel cinema (con ben tre attori candidati all'Oscar), conclude Whiatker: " L'apertura nei confronti della gente di colore sia in atto da un pezzo. Penso a gente come Colin Powell o Condoleeza Rice. E questo non è certo merito di noi attori. E' grazie alle lotte politiche dei neri, se il mio auspicio di vincere un Oscar o quello di Obama di diventare presidente degli Usa è oggi più reale".