(Cinematografo.it/Adnkronos) - Poco dopo la fine della guerra civile spagnola, 13 giovani donne sono ingiustamente condannate a morte per un crimine che non hanno commesso. Coproduzione italo- spagnola, storia vera della repressione insanguinata, ad opera delle truppe di Franco, nella Madrid del '39 esce venerdì 28 agosto nelle sale, distribuito da FilmExport, Le tredici rose di Emilio Martìnez Làzaro.
Molti repubblicani scappano dal Paese, ma altri, numerosi, restano e combattono. E' il caso delle tredici giovani donne: la loro è un'azione pacifica, nessuna ha mai impugnato un'arma prima. Durante la guerra hanno militato nella Brigata Socialista della Gioventù oppure lavorato nella Croce Rossa dando da mangiare a vecchi e bambini e alternando momenti ludici durante i giorni duri che precedono la fine della guerra. Ma un giorno, dopo la fine della guerra, vengono arrestate l'una dopo l'altra. Alcune di esse si conoscono, altre no. Sottoposte a duri interrogatori, vengono spedite alla Prigione Ventas con l'accusa di avere aiutato la ribellione e di avere partecipato al complotto per assassinare Franco.
Certe della loro innocenza temono al massimo qualche anno di prigione. Ma alcuni giorni prima del processo un membro della Forze Armate di Franco, la figlia e l'autista vengono uccisi. Le tredici giovani ragazze chiuse in cella sono completamente estranee al fatto. Ma è già pronto un piano per la vendetta e il Tribunale Militare le condanna a morte. In 48 ore affronteranno il plotone d'esecuzione. La più giovane di tutte verrà risparmiata ma sarà costretta ad ascoltare i tredici colpi di grazia dalla finestra della sua cella.