Come videoartista di successo, Lech Majewski non teme la profonda, originale vena creativa che puntella e modella il suo cinema, in cui la pittura, anche se in modi diversi, fa sempre capolino. Accadeva in forme sontuose ne I colori della Passione ispirato a un famoso dipinto di Bruegel il Vecchio. Diversamente, in Onirica è la materia dei sogni e l'angoscia degli incubi che si innesta su parti minime della realtà, quella in cui Adam (Michał Tatarek) subisce il profondo disagio di una duplice perdita, dell'amata Basia e del migliore amico Kamil. Che lo contattano nello spazio senza tempo spalancatosi davanti a lui nel sonno profondo. Le visioni di Adam sono ispirate alla Divina Commedia e alla lettura di testi di Heidegger con i quali la preoccupata zia Xenia lo intrattiene. Adam solo con lei si sente sicuro: né la preghiera, né la natura riescono a offrirgli un sostegno o una speranza. I tempi del film sono quelli dilatati dove i volti delle persone si inseriscono in ideali cornici capaci di trattenere tutto il colore della vita e la nebbia dei dubbi. Una lunga sequenza nella foresta evocatrice di esistenze lontane prepara il finale in cui le acque di un nuovo diluvio o, forse, una più materiale purificazione, invadono l'abside di un maestoso edificio sacro.