(Cinematografo.it/Adnkronos) - "Peterloo è una celebrazione del potere della speranza, e un lamento contro l'inesauribile capacità di distruzione dell'uomo. E' ambientato all'inizio dell'800 ma è di grande attualità".

Il regista britannico Mike Leigh parla così di Peterloo, il film che porta oggi in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e che propone, con un grande affresco storico, una pagina fondamentale della storia britannica ma poco conosciuta oltre i confini del Regno Unito: il 'massacro di Peterloo' del 1819, quando un pacifico raduno pro-democrazia presso St Peter's Field a Manchester si trasformò in un bagno di sangue.

Le forze governative britanniche attaccarono una folla di oltre 60.000 persone, radunate per chiedere riforme politiche, come l'estensione del diritto di voto, e per protestare contro i crescenti livelli di povertà. Molti manifestanti furono uccisi e centinaia rimasero feriti, dando vita a proteste in tutta la nazione, ma anche a nuove repressioni da parte del governo. E Peterloo divenne un momento fondamentale nella definizione della democrazia britannica.

"Non ho mai fatto film che suggeriscano una direzione di pensiero - sottolinea il regista inglese - mi piace però fare film fornendo elementi che stimolino una riflessione autonoma dello spettatore. In questo caso, si parla delle forze e delle debolezze dell'umanità. L'eterna battaglia di amore, dedizione, integrità e impegno contro potere, corruzione, avidità e cinismo".

Peterloo

Argomento di grande contemporaneità: "Sì. Quando abbiamo cominciato 4 anni fa a preparare questo film, ci siamo accorti che aveva attinenza con l'attualità: il dibattito sul livello di democrazia negli Usa, la Brexit, i problemi legati alle migrazioni forzate. E in definitiva, l'eterno scontro tra chi ha potere e chi non lo ha".

Se di film in costume su personaggi di primo piano della storia non mancano, il film di Leigh non limita a mostrate la classe dominante e propone un viaggio davvero inedito nelle condizioni di vita miserabili delle classi meno agiate dell'epoca: "La storia di Peterloo era fatta soprattutto da loro. Perché i film di solito si fanno sull'1 per cento che conta? Perché le persone normali hanno case grigie e non hanno bei vestiti. Quelli che contano invece sono belli, vivono o frequentano posti esotici e questo ci attrae di più".

Il film, sceneggiato dallo stesso Leigh, propone una ricostruzione storica impeccabile e imponente, con numerose scene di massa e location di grande suggestione: "Abbiamo fatto molte ricerche in tante direzioni prima di poter girare. Non solo sulla cronologia reale degli eventi ma sugli usi e costumi dell'epoca nelle diverse classi sociali, dall'abbigliamento, al cibo, al linguaggio. Ma la sfida più grande è stata forse quella di trovare le location. La cosa curiosa è che alla fine abbiamo girato ovunque ma non a Manchester. Abbiamo ricreato la nostra Manchester del 1819 nel sud dell'Inghilterra".

I 154 minuti del film sono frutto del lavoro di Leigh con il montatore Jon Gregory, nominato all'Oscar l'anno scorso per 'Tre manifesti fuori Ebbing, Missouri': "Per me il lavoro del regista è quello di fornire la materia prima da portare al montatore. Il risultato finale dipende molto dall'apporto del montatore. Anche se il montatore dirà sempre che lavora al servizio delle idee del regista. Questo film non poteva essere montato da chiunque, ci voleva un genio. Per questo ho chiamato Gregory".