Guido Chiesa girerà un film sulla strage di Nassiryia. Lo ha annunciato lo stesso regista di Lavorare con lentezza e Il partigiano Johnny alla presentazione dell'Agenda Alegre 2006 "Il cinema contro la guerra". Il progetto, ancora senza titolo, si ispirerà a 20 sigarette a Nassiriya, diario dall'Irak dell'attore e operatore Aureliano Amadei, unico civile italiano sopravvissuto all'attentato del novembre 2003. A Nassiryia per realizzare un video sull'operato del nostro esercito, il free-lance italiano è rimasto gravemente ferito dall'esplosione alla caserma dei carabinieri in cui, oltre a 17 militari, ha perso la vita anche il produttore Stefano Rolla che lo accompagnava. "Che cosa si può davvero fare contro la guerra? - si chiede Chiesa -. Il mio contributo all'agenda e il progetto di un film sono nati da questo interrogativo. Manifestare genericamente non porta a nulla. Anch'io sono sceso in piazza contro i conflitti in Afghanistan e in Irak, ma a chi è davvero sotto le bombe, non credo che abbia giovato".
"L'aspetto più inquietante - prosegue Chiesa - è che per quanto brutale e violenta, la guerra continua ad affascinarci. Ritengo tuttavia che l'uccisione di ogni essere umano, in guerra o no, sia un atto contro la vita e quindi esecrabile, a meno che non venga fatto per legittima difesa. Anche in questo caso lo trovo comunque un evento tragico. Mi chiedo - prosegue il regista - se questa fascinazione per la morte (che io stesso, ahimè, provo) non sia il frutto di un trattamento dell'infanzia, che nel nome del "bene" e dell' "educazione", ammette che nei confronti dei bambini, di ogni razza e parte del mondo, venga fatto quello che verso un adulto verrebbe considerato un crimine, almeno in Occidente. Le guerre, il terrorismo, la violenza sono sempre fatte, pensate e ordinate da persone che sono state bambini: credo che siano stati dei bambini oppressi, manipolati, ricattati, vessati, fisicamente o psicologicamente". L'intervento di Guido Chiesa si affianca nell'Agenda Alegre 2006 a una filmografia suddivisa per conflitti, un confronto polemico tra il cinema di Oliver Stone e Stanley Kubrick e interviste a Ken Loach, Susan Sarandon e ai registi italiani Citto Maselli ed Enzo Monteleone. Accanto ad approfondimenti sul documentario e sulla Hollywood del prima e dopo 11 settembre, i curatori Boris Sollazzo e Checchino Antonini hanno inoltre raccolto le testimonianze contro la guerra e l'amministrazione Bush di attori e registi come George Clooney, Robert Redford e Abbas Kiarostami.