Bisogna dirlo, perché il dato merita attenzione. Pur di fronte ai grandi colossi americani, la via italiana all'animazione non si perde d'animo, cerca idee e rilancia con caparbietà.  Il Gruppo Alcuni, fondato nel 1973, è ormai una presenza assidua in televisione. Ci sono appassionati  che seguono  la serie Cuccioli su Rai 2 E Rai YoYo. Nel 2010 è uscito nelle sale Cuccioli – Il Codice di Marco Polo, il cui seguito ideale può considerarsi  questo Cuccioli – Il Paese del  Vento. La storia comincia con i Cuccioli che vivono a Soffio, meglio noto come il Pese del Vento, una piccola località dove tutto, ma proprio tutto, funziona grazie all'energia eolica. In agguato c'è la perfida Maga Cornacchia decisa ad impossessarsi della “Girandolona”, un meccanismo che genera il vento. I cuccioli capiscono che devono organizzarsi per impedire l'estinzione del villaggio.  
Gli autori (Sergio Manfio, Francesco Manfio) dicono per primi che il pubblico ideale del lavoro è quello tra i 6 e i  9 anni. E qui non si può che essere d'accordo. La vicenda è lineare e di immediata comprensione. L'idea del gruppo e il concetto di non violenza sono i riferimenti.  Le buone intenzioni sono dunque tante, tutte encomiabili e degne dei migliori elogi.  Va aggiunto che, a supporto delle responsabilità educative legate allo svolgimento della storia, il copione talvolta si ferma  e i Cuccioli protagonisti guardano verso gli spettatori per coinvolgerli nell'azione. E' una soluzione che movimenta la scena ma allo stesso tempo rischia un certo didascalismo. Si scavalcano picchi di poesia e le immagini non diventano grande favola metaforica in grado di coinvolgere anche un pubblico più grande. Un prodotto da incoraggiare, ma Ratatouille è  un'altra cosa.