Scary movie 3 - Una risata vi seppellirà

Scary movie 3

USA 2003
Cindy Campbell è un'ambiziosa giornalista in cerca di scoop che si trova ad affrontare una serie di eventi che minacciano il pianeta, fra cui un'invasione di alieni che lasciano cerchi nel grano, videocassette assassine, profezie dettate da un oracolo, bambini con doni sovrannaturali e ambiziosi rapper bianchi.
SCHEDA FILM

Regia: David Zucker

Attori: Anna Faris - Cindy Campbell, Charlie Sheen - Tom, Denise Richards - Annie, Pamela Anderson - Becca, Jenny McCarthy - Kate, Regina Hall - Brenda Meeks, Eddie Griffin - Orpheus, Marny Eng - Tabitha, Simon Rex - George, Fat Joe - Joe, Jianna Ballard - Sue, Jeremy Piven - Ross Giggins, Timothy Stack - Carson Ward, Queen Latifah - Zia Shaneequa, Leslie Nielsen - Presidente Harris, Anthony Anderson - Mahalik, Darrell Hammond - Padre Muldoon, D.L. Hughley - John Wilson, Ja Rule - Agente Thompson, Diane Klimaszewski - Diane, Camryn Manheim - Soldato Champlin, Elaine Klimaszewski - Elaine, Macy Gray - Se stessa, RZA - Se stesso

Soggetto: Shawn Wayans, Marlon Wayans, Buddy Johnson, Phil Beauman, Jason Friedberg, Aaron Seltzer

Sceneggiatura: Craig Mazin, Pat Proft

Fotografia: Mark Irwin

Musiche: James L. Venable

Montaggio: Malcolm Campbell, Jon Poll

Scenografia: William A. Elliott

Arredamento: Rose Marie McSherry

Costumi: Carol Ramsey

Effetti: Tony Lazarowich, Eyetech Optics

Altri titoli:

Scary Movie 3: Episode I - Lord of the Brooms

Scary Movie 3.5

Durata: 90

Colore: C

Genere: HORROR FANTASCIENZA COMMEDIA

Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.85) - TECHNICOLOR

Produzione: DIMENSION FILMS, MIRAMAX FILMS

Distribuzione: BUENA VISTA INTERNATIONAL ITALIA (2004)

Data uscita: 2004-02-20

CRITICA
"Zucker rompe la vecchia regola secondo cui il coefficiente di pocaggine di un episodio cresce al crescere del numero di serie. Quanto erano cretine le prime due puntate, dirette dai fratelli Wyans, altrettanto la terza è divertente. Non che il veterano della saga 'L'aereo più pazzo del mondo' rinunci del tutto al comico sesso-cacca-pipì dei predecessori; però nel suo film ci sono più idee, più divertimento, più ritmo e più capacità di dosare gli elementi, che in questi casi è tutto. Che poi, per Hollywood, burlarsi dei suoi successi di box-office sia un modo in più per mitizzarli, accumulando ulteriori quattrini, è quel che si suol dire un altro discorso." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 20 febbraio 2004)

"Il primo 'Scary Movie' era ottimo, il secondo orribile. Questo terzo parte bene per perdersi nella seconda metà quando dalla parodia dell'horror ('The Ring') si passa a quella della fantascienza di 'Signs' con una surreale invasione aliena. Le gag non sono mai troppo volgari e gli attori convincono. I migliori: il giovane di colore Anthony Anderson (già meraviglioso in 'Io, me e Irene') e il mitico Leslie Nielsen (attore feticcio di Zucker), geniale nei panni di un Presidente degli Stati Uniti più divertente di quello vero. Solo lui poteva riuscirci." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 20 febbraio 2004)

"La paura più pazza del mondo. 'Scary movie 3', contro ogni aspettativa, è l'episodio migliore del serial parodistico demenziale iniziato dai fratelli Wayans, grazie al ritmo della regia di David Zucker, alfiere con Abrahams della risata sui cine stereotipi. Ora prende di mira due successi horror, 'Signs' e 'The ring', citando i bambini del 'Sesto senso', con qualche arretrato, 'Psycho' e pure 'Matrix' e 'The Others', ma il target è under 20. Per ridere bisogna aver visto i film, ma Zucker riesce a virgolettare i doppi sensi con una raffica di trovate, non tutte di prima mano ma senza tregua, come un folle cartoon urlato in primo piano. Fa ridere Leslie Nielsen, curioso presidente Usa mangia alieni, Sheen che prende in giro il campagnolo Gibson, ma non si salvano neppure Teresa di Calcutta e Michael Jackson. Surreale, a tratti irresistibile, è un esercizio di nonsense con incorporata una affettuosa parodia che mitizza ma obbliga Hollywood a rifarsi il sense of humour: così non sono solo barzellette." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 21 febbraio 2004)