L'avaro

SPAGNA 1989
A Roma, nel '600, il ricchissimo strozzino don Arpagone, che vive con i due figli Cleante ed Elisa, presta soldi perfino al Papa ed è talmente avaro da affamare i servi e perfino i cavalli della sua carrozza. Egli conserva grandi tesori nella cassaforte che tiene accanto al letto e fra le sue moltissime proprietà c'è un bordello diretto dalla furba Frosina. Poiché il potente cardinale Spinosi cerca di costringerlo col ricatto ad ammogliarsi con sua sorella Isabella, che ha già assassinato tre mariti per motivi d'interesse, don Arpagone, per evitare un matrimonio così pericoloso, inventa di esser prossimo a sposare una inesistente fidanzata incinta e incarica Frosina di scovargli subito una moglie giovane e bella. Ma nessuna delle ragazze che la mezzana gli propone, gli piace. Intanto Elisa ha un amore segreto per il giovane segretario del padre, Valerio, e Cleante ama altrettanto segretamente la bella Mariana che vive con la madre Elvira in grande povertà. Quando le due poverette vengono sfrattate, Cleante cerca invano di aiutarle, tentando di ottenere un prestito a "babbo morto" ma è scoperto dal padre, il quale, vista per caso la ragazza, che non conosceva, la chiede in moglie. Mariana è costretta ad accettare per evitare alla madre ammalata di finire all'ospizio. Si fanno dunque i preparativi delle nozze, che Arpagone vuole siano celebrate in gran fretta, insieme a quelle del suoi figli, ai quali ha destinato coniugi anziani, ma molto ricchi. Improvvisamente appare don Guglielmo d'Avalos, in realtà il padre di Mariana e di Valerio, e il marito di Elvira: il ricco gentiluomo, felice di aver ritrovato moglie e figli, che credeva morti da anni, si offre di pagare tutte le spese dei matrimoni di Mariana con Cleante e di Valerio con Elisa, e Arpagone, poiché le feste non gli costeranno nulla, accetta con entusiasmo. Mentre il cardinal Spinosi viene esiliato per le sue molte colpe, insieme alla sorella assassina, Arpagone, che si era finto derubato dei suoi tesori per timore dell'avidità dell'alto prelato, finirà con l'avere una nuova immensa cassaforte ad orologeria per proteggere le sue ricchezze, e sposerà Frosina, che da tempo desiderava di diventare sua moglie.
SCHEDA FILM

Regia: Tonino Cervi

Attori: Alberto Sordi - Arpagone, Laura Antonelli - Frosina, Valérie Allain - Mariana, Franco Angrisano - Don Paolini, Miguel Bosé - Valerio, Lucia Bosé - Donna Elvira, Carlo Croccolo - Mastro Simone, Nicola Farron - Cleante, Nunzia Fumo - Argene, Franco Interlenghi - Mastro Giacomo, Anna Kanakis - Elisa, Marie Laforêt - Donna Isabella, Christopher Lee - Cardinal Spinosi, Mattia Sbragia - Don Oronte, Jacques Sernas - Don Guglielmo, Valerio Isidori - Feccia, Paolo Paoloni - Il Papa, Francisco Merino - Mastro Augusto

Soggetto: Molière - commedia

Sceneggiatura: Cesare Frugoni, Alberto Sordi, Tonino Cervi, Rodolfo Sonego

Fotografia: Armando Nannuzzi

Musiche: Piero Piccioni

Montaggio: Nino Baragli

Scenografia: Mario Garbuglia

Arredamento: Ezio Di Monte

Costumi: Alberto Verso

Effetti: Giovanni Corridori

Altri titoli:

The Miser

El avaro

Durata: 117

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Specifiche tecniche: PANORAMICA, EASTMANCOLOR

Tratto da: liberamente ispirato alla commedia omonima di Molière

Produzione: TONINO CERVI PER SPLENDIDA FILM (ROMA), CARTHAGO FILM, PATHÉ CINÉMA (PARIGI), VELARDE FILM (MADRID), RAI UNO, CINECITTÀ

Distribuzione: U.I.P. (1990) - VIVIVIDEO, PANARECORD

CRITICA
"La sceneggiatura e la regia del lavoro risultano molto deboli. Sordi ripete fino alla sazietà le solite mossettine e i soliti saltellini, senza riuscire mai a dare grinta e profondità al personaggio di Arpagone. Tutti gli altri interpreti o sono inefficaci o sembrano soltanto manichini." (Segnalazioni Cinematografiche, vol. 109, 1990)

"Un Molière alla puttanesca, ambientato in ville sontuose, cosparso di splendidi costumi fruscianti, in cui tutti si muovono a passo di farsa parlando esclusivamente in romanesco. Alberto Sordi rifà pari 'Il malato immaginario' di dieci anni prima. Laura Antonelli ammicca maliziosa, mentre si china in continuazione verso lo schermo". (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 30 settembre 2001)