IL MAGNIFICO CORNUTO
Andrea Artusi, constatata la facilità con la quale una moglie può tradire il marito, comincia ad essere assillato dal dubbio che anche Maria Grazia, la sua bella e giovane moglie, possa essergli infedele. Il dubbio si tramuta ben presto in una vera e propria ossessione che lo spinge a comportarsi in modo tanto assurdo nei confronti di Maria Grazia (in realtà fedelissima) da costringerla a rivelargli il nome di un presunto amante. Andrea, al colmo del suo furore, si precipita alla ricerca dell'adultero e rimane ferito in un incidente d'auto. Ricondotto a casa, Andrea ha superato la sua ossessione ed è ormai convinto della fedeltà di Maria Grazia. Ma proprio allora la moglie comincia a tradirlo, intrecciando una relazione con il medico accorso al capezzale del ferito...
CAST
- Regia:
- Attori: - Andrea Artusi, - Maria Grazia, - Mariotti, - Gabriele, - Belisario, - Assessore, - Cristiana, - Wanda Mariotti, - Presidente, - Giovannino, Domestico, - Alfredo, - Palmira, Moglie Di Belisario, , - Play-Boy Al Night Club, , , - Giovane Che Balla, - Cameriera, - Annina, Cameriera, , , - Il Medico, - Commendatore Calise
- Soggetto: Fernand Crommelynck
- Sceneggiatura: Diego Fabbri, Ruggero Maccari, Ettore Scola, Stefano Strucchi
- Fotografia: Armando Nannuzzi
- Musiche: Armando Trovajoli - CANZONI "LA NOTTE CHE SON PARTITO" DI J. FONTANA, C. PES, G. MECCIA E "O TE O NESSUNA" DI G. MECCIA, F. MIGLIACCI SONO CANTATE DA JIMMY FONTANA
- Montaggio: Eraldo Da Roma
- Scenografia: Maurizio Chiari
- Costumi: Maurizio Chiari
CRITICA
"(...) La commedia (...) a cui il film è ispirato, costituisce (...) una specie di radiografia della gelosia (...). Ma Pietrangeli ha eliminato dal suo film il dolore che determinate situazioni provocano o la pietà che certi uomini ispirano, ed ha puntato tutte le sue carte sullo scherzo plebeo. Ne è risultato un film che riesce magari forzatamente a far ridere, ma senza suscitare un qualsiasi interesse umano verso i personaggi, veri manichini nel gioco da prestigiatore del regista (...)". (G. Leto, "Cineforum", 41, gennaio 1965).