The Congress

4/5
Una prospettiva metafisica e inquietante sul vampirismo hollywoodiano: l'umanesimo di Ari Folman fa centro

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USA 2013
Robin Wright, nel ruolo di se stessa, riceve l'offerta di un grande studio per vendere la sua identità cinematografica che, scansionata e campionata, verrà utilizzata senza restrizioni in vari film di Hollywood. Il ventennale contratto stipulato con la major, per l'attrice non è solo economicamente molto vantaggioso, ma prevede anche che il suo personaggio digitalizzato rimanga giovane per tutta la durata dello stesso. Per 20 anni, quindi, la reale Robin Wright si ritira a vita privata per poi riapparire in qualità di ospite d'onore al Congresso della Miramount-Nagasaki, in un mondo completamente trasformato...
SCHEDA FILM

Regia: Ari Folman

Attori: Robin Wright - Robin Wright, Harvey Keitel - Al, Jon Hamm - Dylan, Paul Giamatti - Dott. Barker, Kodi Smit-McPhee - Aaron, Danny Huston - Jeff, Sami Gayle - Sarah, Michael Stahl-David - Steve, Michael Landes - Maxi, Sarah Shani - Michelle, Frances Fisher, Kevin Thompson (II), Christopher B. Duncan, Ed Corbin, Don McManus

Soggetto: Stanislaw Lem - romanzo

Sceneggiatura: Ari Folman

Fotografia: Michal Englert

Musiche: Max Richter

Montaggio: Nili Feller

Scenografia: David Polonsky

Arredamento: Gia Grosso

Costumi: Mandi Line

Effetti: Roiy Nitzan, Feuerfest-SFX

Durata: 122

Colore: C

Genere: ANIMAZIONE FANTASCIENZA

Specifiche tecniche: (1:1.85)

Tratto da: romanzo "Il congresso di futurologia" di Stanislaw Lem (Ed. Marcos y Marcos, coll. Gli alianti)

Produzione: ARI FOLMAN, REINHARD BRUNDIG, ROBIN WRIGHT PER BRIDGIT FOLMAN FILM GANG, PANDORA FILM IN COPRODUZIONE CON OPUS FILM, PAUL THILTGES DISTRIBUTION, ARP, ENTRE CHIEN ET LOUP, ARD DEGETO, CINEMORPHIC, SIKHYA ENTERTAINMENT, CANAL+ POLAND, SILESIA FILM FUND, RTBF, BELGACOM, FRANCE2CINEMA

Distribuzione: WIDER FILMS (2014)

Data uscita: 2014-06-12

TRAILER
NOTE
- DIRETTORE ANIMAZIONE: YONI GOODMAN.

- FILM D'APERTURA DELLA QUINZAINE DES RÉALISATEURS (CANNES 2013).
CRITICA
"Forse 'The Congress' fa della stranezza allucinata e psichedelica la propria cifra con troppo compiacimento. Ma rimane un oggetto originale nel mare di storie proiettate in un orribile futuro fantacatastrofico, in particolare per la sua tecnica mista che accompagna i passaggi narrativi da un mondo a un altro con la trasformazione degli attori in cartoni animati (motion capture). Conferma del talento di Ari Folman. Qui Folman ha tratto ispirazione da un romanzo (...) di Stanislaw Lem, celebre autore ebreo polacco di fantascienza, la cui opera più conosciuta è 'Solaris' ('61) dal quale fu tratto l'omonimo film del russo Andrej Tarkovskij. L'attrice Robin Wright interpreta un'attrice che porta il suo vero nome. (...) A fare da contrappunto la passerella di personaggi maschili che nel passato, nel presente e nel futuro di Robin contano. Il figlio Aaron, Jon Hamm, l'agente innamorato Harvey Keitel, il dottore di Aaron Paul Giamatti, il cinico tycoon Danny Huston, l'ex regista di talento che Robin ritrova a maneggiare la macchina che deve scansionare il suo corpo, il suo sorriso, il suo pianto. Per quanto dispersivo nel suo complicato viaggio (nella psiche, più che nel tempo o nello spazio) è un film affascinante e toccante." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 9 giugno 2014)

"Ari Folman ('Valzer con Bashir') si butta a capofitto nella poetica digitale (...). Tema attuale, anche se il fantasy rischia la parte del leone in un film comunque seducente." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 12 giugno 2014)

"Cartoline da un vicino futuro. (...) Bei dialoghi, gioco sapiente tra finzione e realtà, considerazioni filosofiche sull'impossibilità di distinguerle, ormai. Ma vent'anni dopo Robin Wright va a trovare il suo doppione, si ritrova trasformata e catapultata in un mondo di animazione 2D dallo stile incomprensibilmente old fashion (che rifà, male, i fratelli Fleischer). E il film precipita. L'idea (da Stanislaw Lem) era ottima. Il risultato confuso e prolisso. Ari Folman aveva diretto il geniale 'Valzer con Bashir'. Si rifarà." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 12 giugno 2014)

"'Valzer con Bashir', che nel 2008 segnalò a Cannes il talento emergente di Ari Folman, era un film semi-documentario e a sfondo autobiografico rievocante le incursioni effettuate dagli israeliani nei campi profughi palestinesi in Libano nei giorni caldi del 1982. Ora l'interessante cineasta di Haifa volta pagina e trasmigra alla fiction, rielaborando il fantascientifico 'Il congresso di futurologia' del polacco Stanislaw Lem, l'autore di 'Solaris', ma di nuovo impaginandolo (almeno in buona parte) sotto forma di cartone animato. (...) Costruito sullo spunto di una dittatura «drogata» imposta dall'industria farmaceutica, il libro di Lem alludeva alle nefandezze del regime sovietico e insieme alla complessa contraddittorietà di una natura umana sempre in bilico fra soggettività e oggettività, fantasia e vita vera. Partendo dalla satira di una fabbrica dell'intrattenimento sempre più fasulla e mercificata, anche Folman passa a porre sul piatto quesiti etici che attengono all'identità individuale, al rapporto fra realtà e sogno, ma il film accumula troppi temi, confonde le acque e non trova il giusto equilibrio. Ritagliata nello stile che caratterizzò negli anni 1920/30 il lavoro dei pionieristici fratelli Fleischer, l'animazione ha un'indubbia qualità; e tuttavia nel momento in cui Robin Wright si smaterializza in disegno, la pellicola perde il suo centro di gravità umano e, insieme a quello, la capacità di emozionare, di coinvolgere." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa' 12 giugno 2014)

"Samuel Taylor Coleridge nel 1817 parlava di sospensione dell'incredulità. Lui si riferiva al lettore di un romanzo che deve sospendere le facoltà critiche per ignorare eventuali incongruenze e godere appieno l'opera di fantasia. Concetto che sembrava fatto apposta per essere applicato al cinema nonostante all'epoca non esistesse. La sospensione del dubbio è sempre stata fondamentale per i film. Poi arriva Ari Folman con 'The Congress' e scompagina le carte. (...) Una prima parte imprevedibile e magnifica. Poi però quando Robin si trova costretta a sottoscrivere quel contratto e a sottostare alla scannerizzazione di se stessa il film prende un'altra piega, gli attori lasciano il posto all'animazione, sono passati venti anni e il mondo intero è cambiato, anzi è un po' come se ci fossero due mondi, uno reale e uno virtuale. L'idea viene da 'Il congresso di futurologia' di Stanislaw Lem e offre a Folman di sbizzarrirsi nel costruire i personaggi dell'altro mondo dove Che Guevara si intrattiene con John Wayne, mentre Cristo e Budda parlottano, Ronald Reagan fa le previsioni del tempo e sullo sfondo si vedono Picasso, Magritte, Frida Kahlo, Michael Jackson, Mohamed Alì. Divertente, ma non basta a superare la farraginosità che subentra con la parte animata, in netto contrasto con la brillantezza trascinante della prima «vera». Forse Folman voleva farci toccare con mano la follia degli attori digitalizzati, ma sembra essere rimasto lui stesso invischiato nel giochino, nonostante la deroga omaggio di 'Stranamore' con Robin Wright come l'indimenticabile Slim Pickens, maggiore King Kong, a cavallo della bomba con cappello da cowboy. Digitate gente, digitate." (Antonello Catacchio, Il Manifesto, 12 giugno 2014)

"Il nome di Ari Folman potrebbe dire ben poco al grande pubblico ma è il regista del premiato 'Valzer con Bashir', nominato all'Oscar del 2009 come miglior film straniero (...). Chi l'ha visto non può averlo dimenticarlo per quel tanto di originalità, sperimentazione e spaesante senso di verità. Ancor prima Folman aveva lavorato a un vero e proprio «live-action» (cioè con attori in carne ed ossa) dal titolo 'Clara Hakedosha', mentre ora torna con un film che sembra essere la sintesi delle due passate esperienze, ovvero metà live-action e metà animazione. Lo spunto è letterario essendosi ispirato al distopico 'II congresso di futurologia', opera del 1973 di Stanislaw Lem, già autore di 'Solaris' (1961), nel quale immagina una società controllata dalla società farmaceutico e dal dominio scientifico della chimica. Ari Folman trasforma questo spunto in una specie di film-saggio, una via di mezzo tra un trattatello di futurologia e un libro di Philip K. Dick, con trovate sorprendenti ma schiacciate dalla pesantezza dell'impianto teorico. (...) La prima parte del film è in live-action, la seconda è tutta animazione con un tratto che è - come ha dichiarato il regista - a metà tra i disegni anni Trenta dei fratelli Fleischer e 'Yellow Submarine'. Il riferimento è anche al grado estremo del mondo lisergico dell'animazione di Folman, laddove la variante animata di Robin Wright se la vede con i disegni di Presley e Clint Eastwood, Jimi Hendrix e Liz Taylor, Gesù Cristo e Budda, a loro volta contraffazioni animate del desiderio di fama di gente ricca." ('L'Unità', 12 giugno 2014)

"Piacerà a chi ha ammirato parecchio il cartone 'Valzer con Bashir' e scoprirà che Folman è profondo e geniale anche nel cinema «live». Geniale e inquietante. Il suo futuro, dove le immagini avranno sostituito le persone, ti fa uscire dalla sala col nodo in gola." (Giorgio Carbone, 'Libero', 12 giugno 2014)

"Bizzarro film che mescola vari generi per raccontare, con accusa anche alla mecca hollywoodiana, il mito dell'eterna giovinezza; con sconfinamenti orwelliani. Pellicola cerebrale, adatto solo ai cinefili duri e puri." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 12 giugno 2014)

"Ho letto per la prima volta negli anni Sessanta Stanislaw Lem, lo scrittore polacco considerato anche oggi uno dei più importanti autori di romanzi di fantascienza. L'occasione me l'aveva data Andrej Tarkovskij con quel suo splendido film, 'Solaris', che si era ispirato a un suo romanzo di egual titolo. Oggi è la volta di un regista israeliano, Ari Folman, che rivolgendosi a un altro suo romanzo, 'Il Congresso Futurista', aveva già dimostrato quanto ne fosse debitore in quel suo primo film 'Valzer con Bashir', scritto da lui ma poi realizzato con disegni animati creati da David Polonski nelle stesse cifre dei testi di Lem. Ampiamente dichiarate nel film di oggi citando appunto uno dei suoi romanzi. Già lo schema narrativo è lì per farcelo subito intendere. (...) ancora una volta proposta per mezzo dall'animazione firmata ora non più da Polonski, che qui è produttore esecutivo, ma da Yoni Goodman che si è sbizzarrito, a colori e in bianco e nero, a costruire, con immagini molto fantasiose, il mondo o meglio i mondi in cui via via la protagonista è coinvolta. Convincendo sempre con la visione di quelle immagini, molto meno con gli schemi narrativi che le sostengono spesso a dir poco criptici, chiariti solo in parte in un finale in cui, accantonando l'animazione, si torna, come agli inizi, a dar spazio solo ad evidenze realistiche. Robin Wright, nei panni di se stessa, riesce ad imporsi persino quando ce la propongono rifatta a disegni animati." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 13 giugno 2014)

"Così stellari che svaniscono, i corpi degli attori in futuro prossimo. Fantascienza apocalittica, a sfondo filosofico (col corpo scompare anche il passato), tra live action e animazione fumettistica, è un'avvincente traduzione del romanzo di Stanislaw Lem (...). Dettagli sorprendenti (la recitazione digitale), il sogno collettivo (una reinventata 'Matrix'), la sopravvivenza della realtà (in una clinica). Dal regista di 'Valzer con Bashir'. Emozionante." (Silvio Danese, 'Nazione - Carlino - Giorno', 13 giugno 2014)