A vederla recitare nel film di Salvatore Maira, 90 minuti di piano sequenza e macchina da presa costantemente addosso, nessuno mai s'immaginerebbe di avere davanti una "timida senza speranza". Eppure Valeria Solarino, 27 anni, già una mezza dozzina di film alle spalle e Premio Diamanti al Cinema lo scorso anno a Venezia, è dotata di un riserbo da competizione, pari forse solo alla sua bellezza e bravura. "Ma sono migliorata molto - si schermisce lei -. Fino a qualche anno fa non entravo nei negozi se ero da sola!". L'abbiamo incontrata nella suggestiva Villa degli Autori, dove l'attrice siculo-venezuelana ha presentato Valzer, opera insolita e indubbiamente coraggiosa nell'asfittico panorama italiano, non a caso inserita nel cartellone veneziano delle Giornate degli Autori, tra le sezioni più sperimentali del Festival: "Un lavoro molto faticoso, spiega l'attrice - perché quando giri un intero film in piano sequenza i movimenti degli interpreti devono essere ampiamente previsti, bisogna tenere conto delle variazioni di luce e di mille altre condizioni. Ero terrorizzata poi all'idea di dovermi muovere senza perdermi in una location (l'Hotel Santo Stefano di Torino, ndr) dai mille corridoi, ingressi, grandi sale.

Come ti sei preparata?
"Innanzitutto imparando tutte le battute a memoria, e questo non è difficile perché lo si fa anche a teatro. La cosa veramente nuova per me è stata quella di rapportarmi diversamente con la macchina da presa. Assecondare i suoi movimenti, sapere come e quando si sarebbe mossa. Si tratta di una sorta di danza, un vero e proprio passo a due".

Un film molto duro questo di Salvatore Maira, che mette alla berlina il nostro Paese. Ma davvero l'Italia è così da buttare?
"Ovviamente no. Ma è vero anche che su certe cose non si possono chiudere gli occhi, far finta che non ci siano. E' cronaca. Ed è cronaca recente. 

Sei presente alla Mostra in "doppia veste". Come attrice e come giurata per il premio De Laurentis alla Migliore Opera Prima. Sei qui per essere giudicata, e per giudicare. Quale di questi due ruoli ti mette meno a disagio? "Beh, giudicare senz'altro. E' più semplice, facile. Fa soffrire di meno (ride). Ed è anche una bella esperienza qui in giuria. Primo perché ho la possibilità di vedere tantissimi film, la qual cosa non succede spesso quando devi lavorare. E poi, comincio a capire di più voi giornalisti. In futuro prima di prendermela contro certe critiche ripenserò a questi giorni.

Tempo fa hai dichiarato che tra i ruoli che avresti voluto interpretare c'è quello della Nikita di Luc Besson. Cosa ti piace di quel personaggio?
"La sua forza, la voglia di non arrendersi, di tornare. E' in fondo quel che vorrei essere, talvolta. E poi adoro quel film, un mix di dramma e azione.

Dramma e azione, appunto. Ma quando ti vedremo in una commedia? Magari dopo questo Valzer veneziano?
"Non ancora. Ho appena finito di girare La Signorina Effe di Wilma Labate, con Filippo Timi. E il dieci settembre comincio a girare Holy Money, un giallo diretto dal direttore della fotografia Maxime Alexandre, qui all'esordio.

Laura Chiatti ha dichiarato qualche giorno fa che le piacerebbe lavorare con Woody Allen. E a Valeria Solarino?
Beh, Woody non sarebbe male.