Mamma Ebe

ITALIA 1985
La giovane Laura si è barricata nella sagrestia di una chiesa e minaccia di uccidersi dopo aver saputo che Ebe Giorgini, detta Mamma Ebe, la donna a cui si è affidata totalmente, è stata arrestata insieme ai suoi più stretti collaboratori e seguaci. Da qui inizia il processo alla donna creduta da alcuni, con scetticismo, un'esaltata, esibizionista ed astuta nel carpire la buona fede della gente; e da altri, con fanatismo più che religioso, una "santa" miracolosa dalle doti eccezionali, onesta sotto tutti i punti di vista. Al processo testimoniano varie persone: la stessa Laura, che all'inizio diffidava di Mamma Ebe, ma che dopo un incontro con lei diventa sua accesa seguace tanto da dimenticare completamente la sua famiglia (un padre, violinista di successo tutto preso dal lavoro, che tenta di tutto per liberarla da questa "ossessione" e la madre che ha preferito abbandonare la famiglia per unirsi ad un altro uomo). Dalla testimonianza di Laura viene fuori una realtà fatta di sane rinunce e di assoluto e disinteressato amore per il prossimo. Così pure le parole di don Paolo Monti e di un seminarista seguace di Mamma Ebe sostengono la tesi della bontà e della sincerità dell'imputata. Anche Sandra, una ex prostituta che pur ha molto sofferto a causa di Ebe, per paura non la denuncia ed anzi ne esalta la sensibilità. Ma la testimonianza della madre di un seminarista, di Maria Pia (ex suora di Mamma Ebe) e di un vescovo toscano fanno luce su una vicenda fatta di crudeli punizioni per i trasgressori (docce gelate, pomate urticanti, digiuni, mortificazioni), di microspie collocate dappertutto per controllare i sospetti, di storie infarcite di sesso e di psicofarmaci, di intimidazioni e minacce per i traditori, di soldi, lussi e pellicce. Mamma Ebe è una "santa", una guaritrice autentica, una benefattrice dell'umanità sofferente, incolpata ingiustamente? O è un'astuta mistificatrice avida e senza scrupoli che ha approfittato di gente fragile psicologicamente, fondamentalmente buona e debole che ha creduto in lei? Il film lascia aperta la discussione: lo spettatore è libero di credere ciò che vuole. La condanna a 10 anni (ridotta a 6 agli arresti domiciliari) è comunque troppo mite se Mamma Ebe fosse colpevole di tutti i misfatti di cui è accusata ed è troppo pesante se ella fosse davvero innocente.
SCHEDA FILM

Regia: Carlo Lizzani

Attori: Berta Dominguez - Ebe Giorgini, Barbara De Rossi - Laura, Ida Di Benedetto - Maria Pia Sturla, Stefania Sandrelli - Sandra, Giuseppe Cederna - Bruno, seminarista, Maria Fiore - Mara, madre di Laura, Alessandro Haber - Mario, padre di Laura, Paolo Bonacelli - Don Paolo Monti, Laura Betti - Laura, madre di Bruno, Marco Maggioni - Marito di Mara, Carlo Monni - Foschi, Francesco Ambrosoli - Sergio Ceretti, Francesco De Rosa - Michele, Federico Sangirardi - Don Franco, Néstor Garay - Giudice, Enzo Robutti - Il vescovo, Luigi Pistilli - Roberto, marito di Ebe, Massimo Sarchielli - L'oste

Soggetto: Gino Capone

Sceneggiatura: Gino Capone, Carlo Lizzani, Jaja Fiastri

Fotografia: Romano Albani

Musiche: Franco Piersanti

Montaggio: Franco Fraticelli

Scenografia: Massimo Razzi

Costumi: Rita Corradini

Durata: 103

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: PANORAMICA, TELECOLOR

Produzione: GIOVANNI DI CLEMENTE PER CLEMI CINEMATOGRAFICA

Distribuzione: CDE - DOMOVIDEO

NOTE
- LA PROTAGONISTA BERTA DOMINGUEZ D. E' STATA DOPPIATA DA SOLVEIG D'ASSUNTA.
CRITICA
"L'impaginazione è accorta, incisiva, talora approssimativa o rozza. Il regista dispone di scene insolite, spesso stuzzicanti, tese, strane: attacchi di isteria, riti feticisti, momenti religiosi, pratiche superstiziose, evasioni pruriginose, violenze, droga e così via. Le sa amministrare con collaudatissimo mestiere e abile misura per imbandire su questa triste vicenda un processo-spettacolo in cui giudici sono gli spettatori. Il film si struttura così sull'intelaiatura delle udienze del processo di Vercelli in cui si incastrano ritorni all'indietro e la caccia ai testimoni condotta dal padre di una delle suore, Laura. Una squadra affiatata di personaggi, efficacemente caratterizzati e interpretati, imprime densità emotiva al racconto. Anzitutto la presenza di Mamma Ebe, inquietante, lucida, dominatrice. Forse Berta Dominguez, l'attrice messicana che la interpreta e sembra le assomigli in modo impressionante, ne accentua oltre misura il lato torvo, statico. Laura (Barbara De Rossi) è una giovane insegnante, fedelissima della Mamma: viene miracolata davanti alla Corte, le ha versato 38 milioni ma in tutta libertà ed erano roba sua. Maria Pia (Ida De Benedetto) è una giovane e ricca vedova promossa vicaria generale dell'istituto: si ribella soprattutto alle menzogne di Ebe circa un'inesistente approvazione ecclesiastica, ed è la grande accusatrice delle immoralità e delle vessazioni perpetrate nella Pia Unione. Sandra è la prostituta di buon cuore fuggita dopo anni di servizio, umiliazioni e prestazioni avvilenti. È ancora talmente succube della Giorgini che, presentatasi al tribunale come teste a carico finisce per tesserne l'elogio. Infine Bruno (Giuseppe Cederna) il seminarista che non sa spiegare ciò che accade ma, come ripete a sua madre (Laura Betti) e al papà di Laura (Alessandro Haber), è felice: accanto a Ebe ha ritrovato una mamma e Dio. Tutto sommato, Mamma Ebe è un instant movie che dietro alla notizia si affaccia appena e finisce per giocare con vigore più sulle emozioni che sui fatti. Eppoi il lato religioso che in un caso del genere è tutto, è sbrigato via fra troppe reticenze e banalità." (Luigi Bini, 'Attualità Cinematografiche')