Il racconto di viaggio è un genere letterario che da sempre ha affascinato: al netto della loro caratura epica e delle loro strutture narrative lirico-avventurose, pilastri della letteratura come l’Odissea e l’Iliade possono essere considerati a tutti gli effetti come i primi libri sui viaggi. Le cronache dei grandi navigatori dell’età delle scoperte fino ad arrivare alle memorie dei viaggi in Italia di Goethe o di Lord Byron costituiscono poi solo alcuni esempi più recenti di come si possano scoprire usi e costumi differenti, alla luce di una nuova sensibilità.

In questo senso vale la pena citare l’ancora molto divertente Viaggio sentimentale di Laurence Sterne che oltre a rappresentare un racconto dell’Italia e della Francia di fine Settecento (fu pubblicato nel 1768) è ancora oggi un libro molto brillante. Saltando a piè pari tutto quanto prodotto nel diciannovesimo e nel ventesimo secolo, possiamo approdare oggi su Tik Tok, dove con video brevi, ma non sempre leggeri, moltissime viaggiatrici e qualche viaggiatore americano raccontano l’Italia e l’Europa ai loro connazionali rimasti in patria. Utilizzando soprattutto le immagini per questi – peraltro seguitissimi – video blog (vlog), si potrebbe dire che queste ragazze e questi ragazzi non fanno altro che seguire l’esempio hollywoodiano di grande successo.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, infatti, con un arco narrativo che va da La contessa scalza con Ava Gardner e Humphrey Bogart fino ad Emily in Paris con Lily Collins, il cinema ha spesso raccontato la storia di “Expats”, ovvero Americani che scelgono di vivere all’estero per un certo tempo. Ovviamente nessuno di questi tiktoker e instagrammer ha la pretesa di offrire al proprio pubblico qualcosa di più di un diario personale, eppure la rilevanza di questo ‘genere’ all’interno dei Social Media non è secondaria e merita una certa attenzione dal punto di vista sociale, ma anche analitico.

Negli Stati Uniti i possessori di un passaporto per viaggiare all’estero sono diventati il 42% della popolazione (circa 130 milioni di persone) solo negli ultimi venti anni rispetto al 15% del passato. Questo significa che oltre ad un crescente interesse per il viaggio in quanto tale, ancora oggi solo la metà della popolazione ha la possibilità (burocratica) di conoscere un mondo diverso da quello dove si è nati, scoprendo le grandi differenze tra i sistemi di vita e sociali. E i video che ci vengono proposti in massa sui social sono diretti proprio agli amici e connazionali lasciati in patria. Ovviamente ci sono tutti gli stereotipi sui luoghi comuni: la bellezza del paese, il cibo, l’eleganza, i vestiti, gli uomini, le donne…

Ava Gardner e Humprey Bogart in La contessa scalza (Webphoto)
Ava Gardner e Humprey Bogart in La contessa scalza (Webphoto)
Ava Gardner e Humprey Bogart in La contessa scalza (Webphoto)

Scopriamo quali sono le differenze nell’uso di Tinder tra gli USA e l’Europa, quali sono i consigli per come comportarsi al primo e agli appuntamenti galanti successivi; arriviamo perfino a scoprire quali sono le frasi giuste da dire a cena, nonché le dritte per avere successo con quell’uomo o quella donna di mezz’età se siete divorziati o single maturi. Insomma, davanti a noi abbiamo estratti di veri e propri manuali di comportamento, basati sull’esperienza diretta, da utilizzare in ogni occasione possibile. Video narrati in maniera divertente, dove c’è l’ex studente di lingue che è tornata in Italia per sposare il barista dell’albergo; c’è la madre divorziata rimasta nel nostro paese per i suoi due figli che devono restare accanto al padre italiano; c’è l’influencer russa che tra abiti firmati, pose ammiccanti e sexy, baci appassionati, spiega svestita perché il popolo ucraino va distrutto; c’è la francese che passa le sue giornate tra le bellezze e i bar-ristoranti di Roma, c’è l’italoamericana tornata a scoprire le sue radici, nonché il ragazzo che insegna ai bambini italiani l’inglese.

Insomma, un mondo di personaggi e personalità variegate, che sembrano uscire da una versione 2.0 di Fiesta di Ernest Hemingway con un tasso alcolico non inferiore e con problematiche esistenziali non secondarie. Video dopo video, venuta meno la facciata ora allegra, ora nostalgico-romantica, si scopre qualcosa di molto più interessante che spiega, se non addirittura ‘rivendica’ il diritto alle proprie scelte di vita. Molte delle persone riflettono sugli shock culturali ricevuti dalla loro permanenza all’estero: da quelli irrilevanti come l’eleganza degli Italiani, il non dovere bere un cappuccino dopo le 11, il non vestire sandali e calzini per uscire, fino a quelli che, invece, fanno riflettere e che spesso fanno accusare gli autori dei video quasi di ‘alto tradimento’ da parte dei loro compatrioti, perché come volti a diffamare gli Stati Uniti dinanzi agli occhi digitali del mondo.

Il sistema sanitario italiano, infatti, in quanto gratuito, ma anche efficiente, ‘umilia’ gli Americani che si sentono – parole loro – degli idioti ad avere pagato assicurazioni mediche costosissime che garantiscono servizi inferiori. C’è addirittura chi confessa di essere scappata dall’America di fronte ad un conto di oltre centomila dollari in ospedale per tre giorni, mentre in Italia gli è stato chiesto un ticket di poche decine di euro. C’è chi si vergogna per il proprio paese quando si parla di ferie pagate, di congedo di maternità o parentale, di qualità di vita e dice di non volere tornare mai più indietro per la vergogna di un paese dove la libertà personale (ancora parole loro) viene in realtà calpestata, nonostante la retorica (anche questa hollywoodiana) dei politici.

Tutti si dicono pronti a pagare tasse più alte pur di avere il welfare italiano ed europeo e, soprattutto, si indignano per questioni come la pubblicità indiscriminata dei medicinali in Tv, il debito che devi sviluppare per potere pagare le tasse universitarie o l’ossessione per il lavoro a dispetto della propria qualità della vita. Ed è questo che sorprende di più: lo sguardo ‘alieno’ sul nostro mondo in un racconto breve e apparentemente un po’ scemo delle goffe avventure in Europa di persone normali. Pur non essendo “gli indigeni” i destinatari di queste storielle, anche noi follower europei restiamo stupiti nel vedere raccontare il nostro mondo con tanto entusiasmo. Scopriamo, ad esempio, che per una ragazza americana fare solo ‘quattro’ ore di fila al pronto soccorso è una cosa normale al punto da farle definire efficiente, gentile e straordinario il servizio (gratuito) ricevuto.

“Non avete idea di quello che succede da noi”, è il suo commento finale che dà il titolo alla clip. Ma qui non si tratta solo di sanità o di tasse scolastiche o – ancora – di affitti. Questi eredi dei viaggiatori del passato tra un balletto in abiti discinti, una battuta e uno sguardo ora romantico ora accusatorio verso la fotocamera del loro smartphone, scagliano un “j’accuse” severo e arrabbiato nei confronti della società da cui provengono, che amano e che eppure odiano per le evidenti storture. Pur non avendone le prove, ci sentiamo abbastanza sicuri che tutte queste persone siano reali e non siano ‘bot’ russi portati a noi da un algoritmo che vuole destabilizzare il governo americano.

Anche perché tutto questo è parte rilevante di una galleria multipla di account amplissima che va dalla moglie americana che si chiede perché il marito mangi la pasta tutti i giorni e giri sempre con il finestrino abbassato senza attivare l’aria condizionata, fino allo studioso che ha fatto del racconto del sistema sociale europeo una crociata personale contro le disuguaglianze. Un universo di storie e di personaggi talmente ampio da riuscire sempre a sorprendere, ma anche – come è giusto che sia – anche ad annoiare e perfino preoccupare la persona al di là dello schermo.

In questo buffo e ancora incompreso sistema di relazioni che sono i Social Media, spesso, ci si trova dinanzi a vere e proprie confessioni che lasciano allibiti, ma anche spaventati per la salute mentale delle persone che ascoltiamo e per le quali non ci vuole Freud a diagnosticare un grave esaurimento nervoso. Come la giovane moglie e madre abbandonata dal marito per la babysitter spagnola a Ibiza che lancia strali contro i traditori o come il ragazzo anche lui tradito dalla compagna che architetta sofisticate gogne mediatiche per i fedifraghi.

Insomma, un mondo di grande umanità che diventa una sorta di piazza globale di narrazioni anche a sfondo politico per fare capire come la consapevolezza dei propri diritti può essere una scoperta accessoria della propria identità ottenuta attraverso il viaggio, in maniera non certo ‘alta’ come nel caso di Chatwin, Kerouac, Marco Polo o Henry James, eppure non per questo irrilevanti in quanto fenomeno di massa e specchio di parte del nostro complicato presente.