“Il cinema è un modo intelligente di leggere il presente, cercando di non rimanere cinici”. A dirlo è Saverio Costanzo alla presentazione del suo film Finalmente l’alba, in concorso alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia e dal 14 febbraio in sala con 01 distribution. Protagonista è Mimosa (l’esordiente Rebecca Antonaci) una giovane comparsa di Cinecittà, semplice e un po’ ingenua, che accetta l’invito mondano di un gruppo di attori americani e con loro trascorre una notte infinita. Ne uscirà diversa, all’alba.

Rispetto alla versione vista a Venezia, il film esce ora al cinema tagliato di circa 20 minuti: “Probabilmente io già avevo in testa dei tagli, è stata una proiezione veneziana in cui io stesso, da spettatore, ho proprio sentito la necessità di alleggerire. Sono felice il film sia in movimento fino alla fine, perché poi lo completano del tutto gli spettatori. L’esperienza veneziana da spettatore è stata istruttiva”, dice Costanzo.

“Il mio è un film un po’ felliniano - spiega -. Inizialmente volevo scrivere un film sull’omicidio della giovane Wilma Montesi, avvenuto nel 1953. Primo caso di assassinio mediatico in Italia: la gente diventò ossessionata dal gossip intorno ai possibili carnefici dimenticandoci della vittima. Così ho immaginato un dialogo tra Mimosa, una ragazza che considero di oggi, e una diva degli anni cinquanta che per essere libera doveva compiacere lo sguardo dello spettatore maschio”.

Venezia 80: Photocall Finalmente l'alba
Venezia 80: Photocall Finalmente l'alba
Saverio Costanzo (Karen Di Paola)

La diva è Josephine Esperanto interpretata da Lily James. “Interpreto un personaggio comunque moderno - dice l’attrice -. Lei ricerca e desidera ricevere dagli altri una conferma nascondendo la vera sé stessa. Indossa una maschera, che le è necessaria per poter ottenere il potere. L’incontro con Mimosa la farà confrontare con la purezza e la verità. Per fare questo ruolo ho tratto ispirazione da mia nonna che era un’attrice statunitense, ma anche da Monica Vitti e Bette Davis. Attrici dell’epoca che si muovono in modo sensuale e sinuoso come degli animali”.

Mentre Rebecca Antonaci sul suo personaggio dice: “La cosa più difficile è stata togliere il giudizio che avevo su lei e nei confronti dei suoi genitori e della società dell’epoca. Ovviamente siamo molto diverse perché apparteniamo a due epoche diverse”.

Nel cast anche Joe Keery, Rachel Sennott, Alba Rohrwacher, Willem Dafoe e Sofia Panizzi. “Un cast corale è come tanti colori che compongono un quadro, l’ho imparato quando ho diretto L’amica geniale - sottolinea Costanzo -. Sono fiero di aver unito attori più navigati, come quelli stranieri, con gli esordienti. Ho voluto accorciare le distanze e mettere a confronto due mondi”.

Rebecca Antonaci e Lily James in Finalmente l'alba
Rebecca Antonaci e Lily James in Finalmente l'alba

Rebecca Antonaci e Lily James in Finalmente l'alba

(Eduardo Castaldo)

Tra i navigati, oltre a Lily James, c’è sicuramente Joe Keery, noto soprattutto per il suo ruolo nella serie tv Stranger Things: “Sono felice di aver fatto parte della squadra e di aver potuto girare a Cinecittà. Interpreto un uomo molto arrabbiato, autoreferenziale, che si fa delle domande su cosa significhi fare l’attore”. Tra le navigate italiane invece c’è Alba Rohrwacher. “Ho messo in scena un personaggio realmente esistito ovvero Alida Valli - dice l’attrice -. Ho voluto renderle omaggio in modo profondo. Lei è l’unica che intercetta l’ingenuità di Mimosa e che la mette in guardia dall’esistente”.

Il film omaggia anche Cesare Pavese e ovviamente Cinecittà. “Provai a scrivere io una poesia, quella di Mimosa per Josephine, mi vennero fuori delle cose orrende e imbarazzanti - racconta Costanzo -. Poi trovai una poesia di Pavese dal titolo Passerò per Piazza di Spagna. Era su una ragazza che scendendo la scalinata trovava consapevolezza di sé. La trovai perfetta. Lui poi è uno dei miei poeti preferiti. Per quanto riguarda Cinecittà non è poi cambiato così tanto da allora. Dobbiamo solo cercare di vedere le cose con più grandezza e fare lavorare gli artigiani e le comparse non solo per i film americani, ma anche per il cinema italiano. D’altronde quel posto senza di noi non sarebbe Cinecittà”.