“Il cinema ha bisogno di idee, ha bisogno di storie, di artisti, ha bisogno di ispirazione, di illuminazione ma necessita anche di due aspetti: di territorio e di finanziamenti che siano in grado di attivare risorse morali, progettuali e artistiche”. Questo il prologo di mons. Davide Milani, presidente FEdS e direttore di Cinematografo, rispetto all’incontro odierno con tutti i volti della Lombarida Film Commission e non solo; occasione quindi per fare il punto sui risvolti dell’audiovisivo nei territori di produzione.

Marco Allena, Presidente Lombardia Film Commission e mediatore del convegno, introduce ai temi nodali trattati alla tavola rotonda, vale a dire il nuovo bando con fondi comunitari lanciato dalla Regione Lombardia e le sfaccettature, nel bene e nel male, del sistema tax credit per la produzione di opere audiovisive. Apre così il dibattito il Massimo Scaglioni, direttore del Ce.R.T.A. e docente alla UCSC. La questione introduttiva che Scaglioni pone al pubblico è una riflessione sulle ripercussioni che l’audiovisivo ha sui territori. Considerazione che nasce a partire dallo “scenario generale del cinema e dell’audiovisivo che, negli ultimi dieci/quindici anni, è cambiato in maniera virtuosa”.

Scaglioni difatti evidenzia i dati sui budget e tax credit impiegati nelle produzioni cinematografiche dell’ultimo anno, i quali vedono, rispetto ad alcuni anni fa, una sostanziale svolta del cinema italiano in positivo. Se ora molte delle produzioni italiane raggiungono budget tra gli 8 e i 12 milioni di euro, sino a poco fa la media in Italia sfiorava i 2,5 milioni di euro. Un incremento giustificato da produzioni molto solide o, spesso, da coproduzioni, che hanno conferito all’industria una dimensione di rafforzamento (350 lungometraggi prodotti solo nel 2022). Il fondo del cinema e dell’audiovisivo in effetti non è mai stato tanto grande ma questo è solo il mezzo del bicchiere. Nell’altra metà è infatti facile scorgere un ossimoro tra la numerosità di produzioni in Italia e la desolazione delle sale cinematografiche. Il pubblico non sembra aver seguito la produzione in crescita, non essendo coinvolto dalla grande quantità di prodotti elargiti, se non per le due opere statunitensi che hanno infiammato le sale negli ultimi due mesi, Barbie e Oppenheimer. C’è ergo la volontà da parte del pubblico di tornare in sala ma le produzioni italiani non sono ancora, evidentemente, abbastanza convincenti. Scaglioni conclude portando alla luce il tema della tax credit, per la quale una bozza di revisione renderà presto più virtuoso il suo meccanismo.

Gian Marco Committeri, Smart Consulting Group, riflette sulle criticità della tax credit. Si tratta infatti di un provvedimento politico e tecnico di quindici anni fa che per automaticità e relativa semplicità ha portato a un incremento delle produzioni. D’altra parte però molte somme di denaro vengono apportate a progetti con poca visibilità e senza un concreto sviluppo commerciale. Capita spesso che le produzioni a cui vengono elargiti i finanziamenti pubblici e privati non portino a risultati soddisfacenti. Talvolta inoltre “produttori grandi e piccoli si ritrovano a dover gestire un eccesso di tax credit e a dover rivolgersi alle banche per delle complesse tecnicità”. Si presenta cioè necessaria una modifica del sistema tax credit, facilitando i piccoli produttori e potenzialmente coinvolgendo altri enti di supporto agli stessi. Committeri spiega come nelle Film Commision delle diverse regioni ci sia tanto da fare, a maggior ragione in un tempo come quello contemporaneo, dove il livello di film internazionali girati in Italia negli ultimi dieci anni, è ben maggiore di tutti i film girati in Italia negli ultimi cento. Non è inoltre vero che le produzioni straniere vogliano andare solo a Roma ed è anche in ragione di ciò che le Film Commission devono coordinarsi per offrire bandi il più possibile coerenti tra loro, in modo da facilitare la scelta dei produttori.

Una strategia interessante suggerita dal Gian Marco Committeri alle Film Commision è, ad esempio, di mettere in contato direttamente le produzioni con le banche locali o di sfruttare al meglio le tecniche di product placement, interfacciando anche qui le produzioni con i potenziali brand partner. Federico Giuseppini, Smart Consulting Group, sottolinea inoltre il potenziale del territorio italiano, ricco e vario; desiderato da ogni produzione internazionale poiché consente di “girare qualsiasi tipo di film”. Le locations sono cioè di ogni qualsivoglia tipologia e rispondono a differenti esigenze produttive. È questo quindi il grande vantaggio dell’Italia sugli altri Paesi e motivo che giustifica i quasi 2 miliardi di euro di investimenti dell’ultimo periodo, nonché lo spostamento massivo in Italia delle grandi produzioni.

Le conseguenze sono anche una positiva verticalità su tutta la filiera, anche con ricaduta territoriale. Messo in luce ciò, c’è un tema più generale, rispetto alla circolazione delle opere sul mercato. L’incentivo post pandemia ha difatti generato una bolla che porta ora alla necessità da parte delle imprese di poter contare sull’assegnazione di fondi e contributi. Risulta necessario però tenere conto di cosa le opere possano dare al pubblico in termini commerciali ma anche in termini di valore culturale.

Bisogna, sostiene Giuseppini, introdurre meccanismi che contengano i grandi volumi di produzioni odierni (a volte fini a se stessi) e che invece aiutino i produttori a generare prodotti che effettivamente portino un valore in sé. È poi l’avvocato penalista Alessandro Viglione, Odv Lombardia Film Commission, che espone i rischi in cui incorrono i produttori e i finanziatori audiovisivi e cinematografici che utilizzano il tax credit. Viglione spiega come simulare credito d’imposta che non c’è o persino utilizzarlo in maniera indebita porti a seri rischi penali. Per prevenire questo è fondamentale introdurre uno strumento del credito d’imposta che possa agevolare il suo utilizzo, il quale dev’essere controllato e presidiato. In realtà è però utile partire da un cambio di mentalità su questo tema, dato che “gli strumenti di controllo fanno sempre paura in Italia perché si pensa che più controlli coincidano con più difficoltà e macchinosità”.

Interviene a distanza anche l’On. Federico Mollicone, Presidente Commissione Cultura Camera dei Deputati che rimarca quanto importante sia mantener il rapporto con le Film Commission, le quali rappresentano strumenti necessari e snelli per promuovere l’indirizzo dell’identità culturale e del territorio di ogni regione. Mollicone ricorda inoltre quanto messo in atto sin da subito dal Ministero. Il primo emendamento di legge e di bilancio è stato difatti proprio a favore del cinema, con un’azione parlamentare a supporto delle Film Commission e per stimolare anche la presenza del pubblico in sala. È inoltre l’occasione per Mollicone di agganciarsi a un dibattito lanciato dall’attore Pier Francesco Favino. Il deputato si dichiara d’accordo con il dibattito in corso rispetto all’impiego di stranieri per interpretazioni di ruoli italiani ma il problema principale è che le produzioni estere impongono rigidamente cast stranieri. Il tema è in realtà quello dell’algoritmocrazia delle piattaforme, le quali suggeriscono gli attori più popolari e internazionali ai produttori.

Alfine Francesca Caruso, Assessore alla Cultura della Regione Lombardia, assicura come la cultura e il cinema siano temi sempre più centrali nelle politiche della Regione Lombardia. La sua personale visione, dichiara, è “una visione di cultura creativa e innovativa che crea occupazione sociale ed economica”. I numeri della cultura, spiega Caruso, sono in Lombardia molto rilevanti: un valore del 6,8% sull’intera ricchezza regionale.

Per concludere l’Assessore alla Cultura risponde alla domanda: “Perché Regione Lombardia vuole investire sul cinema?”. La risposta sta nell’attrazione che le opere audiovisive apportano al territorio, per incentivare il turismo culturale e perché ci si vuole focalizzare sulla formazione e sui mestieri (dei giovani in particolare). Caruso ci tiene infine ad accennare a un bel progetto di territorio e potenzialmente di ispirazione per le altre regioni: “Schermi di classe”, un accordo cioè con le scuole lombarde per portare i ragazzi al cinema in sala.