Dal 6 al 16 agosto 2025, Locarno diventa ancora una volta il cuore pulsante della cinefilia mondiale. La 78ª edizione del festival svizzero conferma la sua reputazione di laboratorio aperto e rischioso, sfidando le convenzioni estetiche e politiche con una selezione-monstre: 99 prime mondiali distribuite fra il Concorso Internazionale, Piazza Grande, Fuori Concorso e le sezioni collaterali. “Un cinema tutto al presente indicativo”, come l’ha definito il direttore artistico Giona A. Nazzaro, “proiettato in avanti, giocoso e pericoloso”.

Il concorso: le geografie variabili

Il Concorso Internazionale riunisce diciassette opere in prima mondiale e sfida la comodità delle certezze. Tra i titoli più attesi, anche i nuovi lavori di Abdellatif Kechiche e Ben Rivers, due autori diametralmente opposti che incarnano l’anima duplice del festival: Kechiche torna con Mektoub, My Love: Canto Due, un'opera sensuale, viscerale e dilatata nei tempi; mentre Rivers presenta Mare’s Nest, ulteriore tappa della sua esplorazione contemplativa e materica del paesaggio come rovina e memoria.

Radu Jude
Radu Jude

Radu Jude

Due sguardi radicali che rafforzano l’identità estetica e politica del concorso. A fianco di giganti autoriali come Radu Jude (Dracula) e Alexandre Koberidze (Dry Leaf), emergono tre proposte italiane dalla forte impronta identitaria: Le bambine delle sorelle Bertani, Bog neće pomoći di Hana Jušić, e Sorella di Clausura di Ivana Mladenović, entrambe co-produzioni con l’Italia. Una linea politica curatoriale che mescola geografie marginali, consapevolezza sociale e coraggio formale.

Piazza Grande e Fuori concorso: pop d'autore sotto le stelle

Piazza Grande, la sala all’aperto più iconica d’Europa, ospita eventi che spaziano dal restauro cult di Police Story a titoli già premiati come Sentimental Value di Joachim Trier (Gran Prix a Cannes 2025), Un simple accident di Jafar Panahi (Palma d’Oro a Cannes 2025) e La petite dernière di Hafsia Herzi. L’Italia occupa una posizione chiave con Testa o croce?, western alpino firmato da Rigo de Righi & Zoppis, già passato nella sezione Un Certain Regard a Cannes, ora chiamato a dialogare con il pubblico locarnese.

Il Vangelo di Giuda di Giulio Base (2025)
Il Vangelo di Giuda di Giulio Base (2025)

Il Vangelo di Giuda di Giulio Base (2025)

Fuori Concorso spicca per la sua libertà espressiva. Due italiani lo illuminano: Bobò di Pippo Delbono, ritratto poetico di un’anima fragile e resistente, e Il Vangelo di Giuda di Giulio Base, riscrittura iconoclasta della figura evangelica, priva quasi del tutto di dialoghi. Due visioni radicali, complementari.

Nella Semaine de la Critique, il documentario SHE di Parsifal Reparato getta luce sulla realtà invisibile del lavoro femminile nel Vietnam industriale. Un dispositivo visivo potente, politico e performativo.

Tra le strategie 2025 spiccano: la pluralità dei formati (Kids Screenings, Focus Africa), la valorizzazione della memoria (retrospettiva Great Expectations sul cinema britannico postbellico), e la sostenibilità industriale (75.000 CHF al Pardo d’Oro, 35.000 CHF al miglior esordio), in una visione del festival che frammenta le platee anziché unificarle.

L’Italia a Locarno

L’Italia si muove tra competizione, visibilità e provocazione, abitando ogni spazio del festival con opere emergenti come Gioia mia di Margherita Spampinato nella sezione Cineasti del Presente, cortometraggi come Su cane est su miu di Salvatore Mereu nel Concorso Pardi di Domani, accanto a lavori internazionali di rilievo come A Very Straight Neck di Neo Sora nella stessa sezione, documentari sociali come SHE di Parsifal Reparato nella Semaine de la Critique, e lavori maturi come Bobò di Pippo Delbono e Il Vangelo di Giuda di Giulio Base presentati Fuori Concorso. Una strategia dell’ibrido che conferma Locarno come crocevia insostituibile per l’industria culturale italiana.

Il posizionamento del festival tra punti di forza e fragilità

Locarno conserva un’identità forte: anticipando Venezia e Toronto, gioca d’anticipo sulla stagione cinematografica e dei premi internazionali. Il festival è ormai percepito come un punto di riferimento fondamentale per scoprire nuovi talenti e voci radicali. Tuttavia, la mancanza di un vero mercato cinematografico rimane un limite, specialmente rispetto alle opportunità offerte da Cannes o Berlino. Inoltre, la sovrabbondanza della proposta rischia talvolta di diluire l’attenzione mediatica e distributiva.

Su cane est su miu di Salvatore Mereu (2025)
Su cane est su miu di Salvatore Mereu (2025)

Su cane est su miu di Salvatore Mereu (2025)

Ma se è vero che ogni limite è anche opportunità, proprio questa fragilità permette a Locarno di mantenere la sua unicità: un luogo libero e aperto, in cui il cinema può respirare ed evolversi lontano dalle pressioni più rigide del mercato e dei blockbuster internazionali.

Locarno 78 non solo conferma, ma rafforza la sua natura sperimentale e coraggiosa. Il cinema che presenta è un atto politico oltre che artistico, una dichiarazione di intenti che fa della libertà formale e della pluralità tematica le sue cifre più autentiche. In un panorama festivaliero sempre più standardizzato, Locarno è l’oasi necessaria in cui il futuro del cinema prende forma, sempre al presente indicativo.

Per il programma completo del festival: https://www.locarnofestival.ch/it/festival/film-sections.html