"Il documentario è il genere più vivo nell’affrontare il nostro tempo. La sempre maggiore risposta di pubblico, anno dopo anno, alla nostra rassegna dimostra che la gente ricorre sempre più spesso a questo tipo di cinema per cercare di capire l’attualità”.

Il direttore del Pordenone Docs Fest – Le voci del documentario, Riccardo Costantini presenta il festival che raduna i migliori documentari nazionali e internazionali. Dal 10 al 14 aprile nel capoluogo friulano, infatti, sono previste oltre le proiezioni, convegni, masterclass, matinée, seminari, workshop, cine-concerti, presentazioni di libri, momenti industry, mostre fotografiche, installazioni urbane. 

Riccardo Costantini, il programma spazia dalla guerra israelo-palestinese, ai regimi, dai diritti delle donne all’ecologia, fino all’arte contemporanea. Le ragioni di questa scelta.

"Il lavoro di selezione che facciamo parte soprattutto dalla qualità dei documentari, dalla loro capacità di intercettare i problemi dei nostro tempo. Li intendiamo come autentici strumenti di denuncia e consapevolezza delle contraddizioni della nostra epoca”.

C’è un filo rosso che accomuna i film?

"Direi le azioni da attuare contro la violenza di genere. Sul tema abbiamo sviluppato anche un lavoro di poster art che riguarda le grafiche e i manifesti della rassegna. Nella maggior parte dei titoli in cartellone, poi, la violenza di genere è un tema trasversale e sempre soggiacente. Si tratta di un elemento allarmante, da non considerare forse come un filo rosso che unisce i titoli, ma come elemento per attuare con la massima urgenza azioni di protezione ed educazione sociale”.

Una novità della rassegna quest’anno è la retrospettiva dedicata al centenario Franco Basaglia. Che profilo ne emergerà dai doc selezionati?

"È una retrospettiva piacevolmente obbligata per noi dato che  Basaglia che si è speso a lungo nel territorio del Friuli Venezia Giulia. Se tuttora abbiamo buoni servizi per la cura psichiatrica è perché la disseminazione del sapere basagliano è stata enorme nel tempo. Il programma curato da Federico Rossin è davvero originale. Proietteremo opere soprattutto dall’estero per testimoniare come i contenuti basagliani siano stati esplosivi. Ci saranno anche film realizzati a Bruxelles nel centro Club Antonin Artaud: documentari molto liberi, tra reportage e fiction fatti con la partecipazione dei pazienti. E qui ci sarà una piccola rivelazione dei film di Andrea Piccardo, il cosiddetto ‘cinema da pazienti’ dell’ospedale psichiatrico di Trieste. E un altro ancora proveniente dell’ospedale psichiatrico di Losanna”.

Non si replica la giuria tutta al femminile dello scorso anno. Perché?

"Il festival dà sempre molto spazio alle donne, ma avevamo bisogno di declinare il tema in altri modi. Faccio notare, però, che nella giuria c’è una regista eccezionale come Firouzeh Khosrovani. Insieme a lei verrà anche Dario Zonta, critico ma anche produttore di doc di successo come quelli girati da Gianfranco Rosi. Il presidente di giuria, poi, sarà Marco Bellocchio. A lui dedichiamo un omaggio mostrando alcuni suoi lavori meno noti accompagnati da una pubblicazione monografica curata da Denis Brotto. L’omaggio si concentrerà su titoli che parlano soprattutto di politica, di coesione delle masse, di necessità di un pensiero critico, tutti caratterizzati da un occhio di riflessione introspettiva”.

Il Nord/Est/Doc/Camp, intanto, giunge alla seconda edizione. Il Pordenone Docs Fest non è solo luogo di proiezione, ma anche di incontro tra maestranze e professionisti.

"La parte industry è sempre più ricca. Dopo il successo della prima edizione, replichiamo questo momento di incontro tra giovani registi e produttori. A breve si ritroveranno i quattro cineasti dei progetti selezionati per lavorare e perfezionare le opere. Sarà un percorso a tappe che si svolgerà tra Pordenone, Monselice e Bolzano: consentirà loro di migliorare i film e presentarli alla distribuzione e ai festival nelle migliori condizioni possibili”.

Non è l’unica iniziativa a sostegno dei giovani documentaristi.

“Quest’anno lanciamo Vero – Documetari in rete: un occasione per riproporre alcuni film già presentati in vari festival italiani che sono in cerca di distribuzione. Saranno mostrati per questo a esercenti cinematografici e distributori. Siamo convinti ci sia un problema nella produzione cinematografica italiana: c’è poca coordinazione tra esercizio, produzione e distribuzione. L’evento nasce proprio per sopperire a questa mancanza”.

Il festival conferma anche quest’anno la vocazione ecologica. Il Green Manifesto +1.

"In cartellone abbiamo l’anteprima di un grande film come The Giants di Billiet & Antony su un’ecologista australiano che ha salvato la Tasmania e dei suoi tesori. Dobbiamo continuare a lavorare in questo senso, però, non solo con i film ma anche con i comportamenti. Il nostro Green Manifesto + 1 è un autentico modello, non è una cosa statica, ma un decalogo in continuo aggiornamento. Abbiamo inserito un punto dedicato al digitale: faremo una campagna di utilizzo consapevole della rete e dell’Intelligenza Artificiale”.

Ci anticipi un doc assolutamente da non perdere?

"La scelta è ardua, ma dico Mister Beau di Claudia Tosi. Un film molto delicato sul rapporto uomo-animale. La regista stessa racconta il rapporto con il suo cane, ma va al di là riflettendo su che cos’è l’essere umano in relazione all’animale domestico. Ma voglio aggiungere un altro film in anteprima italiana: Mediha di Hasan Oswald. Racconta di una ragazza sfuggita alla schiavitù dell’ISIS che si adopera per il riscatto dei piccoli fratelli rapiti”.