“Ho atteso parecchio per trovare una storia interessante, avevo girato Lady Macbeth solo sei anni fa, ma a volte sono proprio le idee che ti trovano: non ho letto il libro con l’idea che sarebbe diventato il soggetto del mio futuro film, ma quando ho incontrato la storia di Eileen ho capito che ero pronto per un nuovo progetto”.

William Oldroyd presenta la sua seconda regia al pubblico e alla stampa italiana: Eileen un period-drama con al centro la giovane, repressa protagonista che dà il nome alla storia, divisa tra un padre alcolista a cui badare e il lavoro come segretaria in un carcere minorile. Un’esistenza piuttosto grigia fin quando arriva nella struttura la magnetica, disinvolta psicologa Rebecca Saint (Anne Hathaway).

Un’opera in crescendo con un finale sconvolgente che si ispira all’omonimo romanzo di Ottessa Moshfegh: “Mi ha colpito del libro questo equilibrio tra thriller e dramma, che è molto raro. – spiega il regista - In particolare mi ha conquistato la scena, senza anticipare troppo agli spettatori, in cui tutte e tre le donne Eileen, Rebecca e la mamma del ragazzo sono finalmente insieme”.

L’autrice del soggetto, è co-sceneggiatrice del film Moshfegh aggiunge: “Sono passati anni da quando ho scritto il libro e abbiano deciso di adattarlo. Ma già da allora, la storia conteneva elementi ispirati dal cinema, debitori dei film che avevo visto: aveva una certa atmosfera hitchcockiana, ed è restata nel mondo in cui è si muovono Rebecca ed Eileen. Avevo bisogno di prendere le distanze dal libro, per mantenere uno sguardo più fresco, più obbiettivo sulla storia. La collaborazione con Luke e Will, in questo caso è stata fantastica”.

Altro co-sceneggiatore è, dunque, Luke Goebel (Causeaway) compagno di vita di Moshfegh  nonché co-produttore del film: “Will (Oldroyd, ndr) ha un istinto narrativo così forte che è stato felicissimo lavorare insieme. L’incontro è stato sin dall’inizio profondissimo ed elettrizzante. Il testo di partenza di Ottessa ha reso possibile creare sempre personaggi molto profondi dal punto di vista psicologico, creature con qualità già cinematiche. Siamo una coppia, siamo sposati, quindi magari abbiamo una profondità forse introvabile in altri gruppi lavorativi, vivendo nella stessa casa potevamo scavare a fondo sulle psicologie. Va aggiunto che la visone di Will era così forte che già da sola avrebbe sorretto il film e Thomasin (McKenzie, ndr) ha sposato in pieno questo spirito”.

Proprio l’attrice protagonista McKenzie, infatti, si dice entusiasta del progetto: “Avevo letto un libro precedente di Moshfegh e mi era piaciuto tantissimo. Poi avevo adorato il film Lady Macbeth, per cui l’idea di lavorare con questo gruppo mi è parsa subito meravigliosa. Mi appassiono alle sceneggiature in cui incontro personaggi complessi e difficili da interpretare, il regista è stato importantissimo per scavare a fondo nelle psiche umana. Mi sono preparata a lungo per questo personaggio parlando con gli psicologi dei carceri minorili. In più all’epoca stavo studiando proprio psicologia, di conseguenza l’idea di fare questa ricerca mi appassionava, il personaggio è così pieno di sfaccettature e complesso che era troppo attraente per me”.

McKenzie, come detto, condivide la scena con Anne Hathaway: “La sua presenza nel film è stata un’ottima cosa. – spiega William Oldroyd - Ero già un suo grande fan da prima di lavorare insieme. Si cercano sempre coincidenze fortunate in fase produttiva che possono cambiare il corso del film: questa è stata una di quelle. Lei è un’attrice famosa, entra come una diva nel film, e si adattava benissimo al personaggio di Rebecca soprattutto per Eileen perché quando arriva la vede come una star in un mondo in cui lei non c’entra nulla”.

A proposito del lavoro delle due attrici, il regista aggiunge: “Quella in cui loro due la sera escono e vanno al bar è stata la prima scena in assoluto che abbiamo girato, per cui c’era un po’ di nervosissimo tra le due attrici, ma questo sentimento l’ha resa più realistica perché rifletteva lo stato d’animo dei personaggi del film”.

E rispetto al personaggio al centro della storia, proprio McKenzie sottolinea: “Eileen è il risultato dell’ambiente in cui è nata e cresciuta: è sola e depressa, per tutta la sua vita non ha avuto connessioni, legami sani, un amore sano. Questo l’ha portata ad essere quello che è. L’intero processo di interpretazione del personaggio è stato impegnativo dal punto di vista della recitazione, ho dovuto stare attenta a non farmi trascinare dalla sua personalità, ho dovuto preservare e proteggere la mia persona”. 

Eileen, opera seconda di William Oldroyd, sarà distribuita nei cinema italiani a partire da giovedì 30 maggio da Lucky Red in collaborazione con Universal Pictures, dopo l’anteprima italiana in sezione “Grand Public” all’ultima Festa del Cinema di Roma.