Harry Potter, Avatar, Titanic, Frankenstein Junior e ora Akira, le riedizioni sono finite tutte in testa al box office italiano. Come mai?

Il primo film del Maghetto, La pietra filosofale, conquista la vetta nel ventesimo anniversario dell’uscita l’8 dicembre 2021. È il giorno dell’Immacolata Concezione, e la progenie annovererà nel 2022 Avatar, che esordisce al primo posto del box office il 22 settembre, e in questo scorcio di 2023 un altro campione di incassi di James Cameron, Titanic, subito in cima il 13 febbraio scorso, poi il capolavoro di Mel Brooks Frankenstein Junior, che domina nei tre giorni di re-release dal 27 febbraio al 1° marzo, e quindi il cult di Katsuhiro Ôtomo Akira, anch’esso in vetta sia il 14 marzo (lingua originale) che il 15 (doppiato) restaurato in 4k nel 35° anniversario.

Chiediamocelo: oramai andiamo al cinema (solo) per rivedere?

La domanda non è retorica, nemmeno peregrina: c'è di più. Dobbiamo tirare in ballo la metonimia, giacché è come se il contenitore vecchio, la sala, volesse contenuti coevi, ossia l'usato sicuro, sia Hogwarts, l’anime o i Na’vi. Ritorno al futuro o solo ritorno, andamento lento e à rebours, assecondando il decadentismo prosaicamente strutturale delle sale italiane e la nostra, multi-generazionale nostalgia canaglia?

Il Giano audiovisivo è ineluttabilmente bifronte: se il theatrical si guarda alle spalle, lo streaming vira immantinente sul nuovo. È una rivoluzione che rischia di essere trascurata o sottovalutata, ma è una rivoluzione epocale: una volta era l'homevideo a ridondare nelle nostre case il déjà-vu custodito su supporto vhs, dvd e blu-ray, ora è il cinema.

La videoteca di una volta si è trasferita in sala, e viceversa: canaglissima nostalgia alimentata a matinée domenicali di pietre miliari – tombali? - del passato, cineclub ringalluzziti, cineforum che il dibattito no ma anche sì, riesumazioni e restauri, compleanni di celluloide festeggiati a marketing e spritz, transizioni di genere in 4k, attimi fuggiti e non più fuggenti, lasciti memoriali e rigurgiti cinefili.

Ma i giovani che fanno, divengono discepoli del vecchio anche loro, fanno professione vintage che fa fino o disertano per lo streaming e il binge watching?

Forse non è scritto, come voleva Joe Strummer, ma il futuro è già visto.