È una roba che può apparire anche ruffiana, la relazione papà e figlia, però noi abbiamo rappresentato una figlia in cerca di valori autentici, non una ragazzina come le mie invece che passano il tempo sul cellulare. C'è qualcosa della mia vita vera. Io sono papà di due figlie, una ha 13 anni e l'altra 10 se non erro, e con la grande inizia a configurarsi quel tipo di rapporto conflittuale. Nel nostro la figlia rifiuta tutto, ha chiuso i social, è ricchissima ma sa che nella vita c'è qualcosa di più, quindi siamo partiti di qui”.

Così Checco Zalone, all’anagrafe Luca Medici, presenta Buen Camino, il suo nuovo film con la regia e la co-sceneggiatura di Gennaro Nunziante, dal 25 dicembre nelle nostre sale.

Distribuito da Medusa Film in 1000 copie, prodotto da Indiana Production con Medusa Film e in collaborazione con MZL e Netflix, rinnova la collaborazione artistica tra Zalone e Nunziante, già insieme nei quattro grandi successi Quo Vado? (2016), Sole a catinelle (2013), Che bella giornata (2011) e Cado dalle nubi (2009).

Nel cast Beatriz Arjona, Letizia Arnò, Martina Colombari, Checco vive una vita agiata e comodissima, quale figlio unico di un ricchissimo produttore di divani, tra ville lussuose, una giovanissima modella messicana come fidanzata, vacanze sullo yacht, ma qualcosa gli manca: la figlia minorenne Cristal, chiamata così in onore delle bollicine francesi, scompare all’improvviso. Chiamato d’urgenza a Roma dalla ex moglie Linda, Checco si metterà sulle sue tracce: Cristal ha deciso di percorrere il cammino di Santiago di Compostela.

La prima cosa che facciamo con Luca è chiederci chi è Checco oggi. E quindi abbiamo immaginato un Checco che non è più un certo tipo di italiano, ma un ricco, e abbiamo pensato che il Cammino di Santiago potesse rappresentare veramente qualcosa di completamente stridente con la sua vita, laddove lui si è considerato Dio, ma non si è messo alla ricerca di Dio. Solitamente chi ha i soldi si sostituisce alla divinità, e quindi il Cammino di Santiago in Ferrari”, osserva Nunziante.

Zalone dichiara - al precedente Tolo Tolo (2020) Nunziante non ha collaborato - di “non aver mai litigato in verità con Gennaro. Capita che nella vita si prendono strade diverse, poi fortunatamente Bari è piccolissima, quindi ci siamo rincontrati alla Madonnella, e oggi viviamo a distanza di due metri, cioè ci separa un appartamento”.

Il comico aggiunge: “Siamo un po' indolenti, almeno io lo sono, questa roba qui (la conferenza stampa, NdR) io la vivo malissimo proprio”.

Sul rapporto filiale ma anche generazionale, Nunziante spiega: “La volontà era di indagare. La commedia questo fa alla fine, fondamentalmente indaga, su dove va certa volgarità, dove vanno certi usi e costumi. Già da un pezzo si considerala nostra una società senza padri, per una serie di motivi, di cui il più importante è che oggi non si sa più chi è l'uomo. Checco, quest'uomo è partito, che era padre, ma non lo sapeva, e torna sapendo di essere padre: è diventato quello che era”.

In riferimento alle battute su Gaza e Schindler’s List, Nunziante prosegue: “I romanzi di formazione partono da un presupposto, però bisogna andare ai finali. La differenza è tutta lì: Checco cambia? Prende coscienza di sé? Queste battute, che facevano parte di un uomo ricco, cretino, che non sa che i continenti sono cinque, che Città del Messico è la capitale del Messico, gli sono permesse dal suo status. Ma poi c'è una rigenerazione. I nostri film l’hanno sempre raccontato, nei finali si va incontro all'uomo, nella sua miseria, nella sua follia, ma lo si aiuta a crescere”.

Sulle aspettative al box office, interviene Zalone: “È inutile essere ipocriti, ci aspettiamo di fare soldi. possibili futuri incassi di questo film possono far bene a tutto il comparto. E quindi ce lo auguriamo, vero ragazzi?”. Zalone si confessa “spaventato tantissimo dalla reazione del pubblico più giovane, perché i ragazzi sono abituati a fruire la comicità in maniera immediata. Mia figlia non l'ho mai vista attenta ad un contenuto che durasse più di 40 secondi, quindi l'idea di tenere dei ragazzini scalmanati fermi per un'ora e mezza al cinema mi spaventa. Adesso i ragazzini mi seguono su TikTok, su Instagram, ma spezzettano tutti. Devo dire che anche spezzettato funziono”.

Nunziante, viceversa, torna sulla relazione tra il padre e la figlia: “Ti mandano fuori da un punto di vista familiare quando tua figlia, tuo figlio, non corrispondono più alla tua identità e a quello che tu credi di aver passato. Se una figlia ti dice che tutto quello che tu possiedi non serve a nulla, perché sta facendo un'altra scelta, ecco che un ricco viene messo in discussione”.

Zalone taglia corto sulle dichiarazioni del suo ex produttore Pietro Valsecchi: “Gli voglio bene”, e dovendo scegliere un aggettivo per Buen Camino opta per “familiare”. Sulla desistenza di Cristal, ovvero di tanti giovani, precisa: “Io ogni mezz'ora penso di mollare. I miei amici lo sanno, sono parecchio emotivo, sento molto la tensione. Questa mia caratteristica l'abbiamo messa in Cristal, questa incapacità di portare a termine le cose, che è motivo di crisi da parte dei ragazzini”. Continua Nunziante, “anche i valori in campo non è che sono così idealizzabili e quindi mollare a volte non è soltanto il segno di una propria debolezza, ma il segno di ‘ma che sto a fare?’. In questo momento le università italiane sono piene di sottomarche di facoltà e poi dici perché un ragazzo ha mollato? Noi eravamo dei cretini totali, ma abbiamo sempre una visione di quel che arriva dopo come che non valga...”.

Infine, sul rapporto con la spiritualità all’età di Cristal Zalone rivela: “No, devo essere sincero. A 17 anni volevo fare il musicista, il pianista. Poi è venuto fuori il comico. Attualmente probabilmente lo rifarei il Cammino, chiaramente non da attore”. Nunziante invece dichiara che all’epoca era certo che “la vita non finisse nella vita, che tutto quello che ti succede sulla terra è una piccola parentesi. Un uomo nel momento in cui perde quella dimensione, chiamiamola, metafisica, cade nella povertà. Si finisce a parlare del sociale e il sociale ha rotto le scatole, perché è fatto di menzogna. Veniamo da molti decenni dove l'elemento della spiritualità è stato deriso sotto gli occhi di tutti. E noi abbiamo una condizione cristiana nel nostro paese derisa perché c'è stato sempre il prestigio marxista rispetto alla dottrina sociale della Chiesa, parliamoci chiaro. L'elemento più importante di ogni uomo è quello di misurarsi con qualcosa che non gli appartiene, e il comico questo fa, va a scandagliare l'ignoto: una commedia non dà risposte, è nel dubbio che si cresce. Noi dobbiamo cominciare a considerare sempre di non essere una parte, di non essere il tutto, ma proprio una piccola parte di tutto”.