“Il cinema, l’arte deve partire sempre da un fatto reale. Io mi sono ispirato ai crolli tragici delle case a Marsiglia e all’elezione di un politico che non voleva essere eletto. Poi da lì, come succede a tutti i registi, ho dato una mia interpretazione dei fatti. Questo film è una proposta utopica che faccio al pubblico, ma tutti i cambiamenti avvengono per utopie”.

Robert Guédiguian presenta alla Festa di Roma E la festa continua!, una commedia corale ambientata a Marsiglia che trae spunto da un recente crollo di una palazzina avvenuto nel 2018 nell’area portuale della città.

Nel film si incontrano due generazioni, quella giovane e quella adulta, padri e figli che sperimentano forme diverse di partecipazione politica nello stesso quartiere: "È fondamentale non interrompere il filo tra le generazioni, la politica non deve sparire nel limbo della storia. Le allusioni a Gramsci e Luxemburg che ho inserito nel film serve a questo. – spiega il regista francese - Nella politica bisogna ricostruire prossimità, perché senza un’azione collettiva il mondo sarebbe peggiore di ciò che è”.

Guédiguian, poi, si spinge a tracciare anche la rotta  della rinascita: “Bisogna staccare la politica dall’economia. La sanità non deve essere condizionata dalle leggi economiche. Gli ospedali, per esempio, vanno finanziati punto e basta, anche creando debito perché la salute è una necessità assoluta, come l’istruzione. Bisogna trovare subito una traduzione politica per tutto questo”.

Un cambiamento, però, secondo il regista francese che non deve investire solo l’agire politico, ma “anche il modo di film. Le vite dei personaggi di questa storia si svolgono sotto la statua di Omero, che è stato il padre delle narrazioni dell’Occidente, per suggerire di raccontare in modo diverso. L’emozioni devono suscitare nuove forme di intelligenza nel cinema, nella politica, e nella società“.

Un film, dunque, di grande impegno civile e di fiducia nel futuro per Robert Guédiguian che è contemporaneamente regista, sceneggiatore e produttore della commedia:  "Ho la pretesa di credere che posso cambiare le cose, sennò avrei smesso di fare cinema. Se uno spettatore cambia idea o perlomeno e vede le cose in modo diverso grazie a un mio film, non ho fatto il mio lavoro invano. Quindi mi devo auto persuadere che posso combattere e contribuire al cambiamento”.

Protagonista del film, tra gli altri, è Ariane Ascaride, moglie e fedele attrice di Guédiguian. Nel film interpreta Rosa, un’infermiera vedova di cinquant’anni capace di innamorarsi ancora.

"È un film a cui tengo molto, – spiega l’attrice – come tutti gli altri fatti insieme a Robert. È una proposta di speranza che mi pare indispensabile in questi tempi in cui l’impressione generale è di abitare in un mondo che sta precipitando. Per cui bisogna mostrare persone che continuano a fare del bene insieme. Avere speranza e gioia è una forma di resistenza indispensabile”.

Poi l’interprete riflette sulle implicazioni sociali del suo ruolo nel film: "Il personaggio di Rosa, alla sua età è madre e nonna e dovrebbe finire così. – spiega Ascaride –  Noi donne abbiamo un tempo predeterminato dalla società per avere una vita sessuale e amorosa. Nessuno, però, ha diritto a imporci nulla, perché questa tendenza definisce il modo in cui ci priviamo a prescindere di opportunità e bellezza. Le prime che concepiscono un’idea maschilista del mondo siamo noi. Il nostro corpo è interpretato per essere più a lungo possibile oggetto di desiderio, questa dinamica non è più tollerabile”.