“È assai simbolico essere qui a Berlino, una città che ha rotto il Muro verso l'uguaglianza, la libertà e ha riunito così tante persone. Quest'anno con l'Ucraina, l'Iran e il terremoto, sembra che il mondo intero si stia disintegrando, specie ora con l'Iran", ha detto l’attrice iraniana Golshifteh Farahani alla conferenza stampa della giuria principale della 73esima Berlinale.

L’attrice ha continuato: “In una dittatura quale l'Iran, l'arte non è solo materia intellettuale, filosofica: è essenziale, è ossigeno. L’esistenza di un artista è messa in pericolo, pertanto è incredibile essere qui quest'anno. L'arte e la cultura sono un fuoco: possiamo riunirci tutti insieme e riscaldarci. Sono davvero felice – ha concluso la giurata tra gli applausi della stampa - di essere qui a lottare per la libertà".

Il festival tedesco promuoverà una manifestazione di solidarietà con l'Iran in programma sabato 18 febbraio alle 14.55 sul red carpet del Berlinale Palast.

Presidente di giuria, l’attrice americana Kristen Stewart ha asserito che "stiamo vivendo un periodo emotivamente frustato", sottolineando come l’incarico alla Berlinale sia “un'enorme opportunità per mettere in risalto le cose belle in un momento in cui è difficile preservarle”.

Per la ex star di Twilight e poi darling di tanto cinema d’autore, “è compito di un artista prendere una cosa disgustosa e brutta e trasmutarla, filtrandola attraverso il corpo per produrre qualcosa di più bello e più utile”.

Accompagnata da Farahani, la casting director Francine Maisler e i registi Valeska Grisebach, Radu Jude, Carla Simon e Johnnie To, Stewart ha accolto la citazione del romeno Jude, “il cinema è l’industria dei soldi e della stupidità”, definendo l'attuale situazione del settore "stupida e imbarazzante", ma non smobilita dall’ottimismo: “C'è un bisogno vitale e disperato in ognuno di noi di creare qualcosa che rimanga. Se ci si fissa sull'industria, è facile dire "oddio, sta cadendo a pezzi", ma credo ci sia qualcosa di innegabilmente vitale che non andrà mai via".