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Vengeance
Macao, giorni nostri. Una famiglia franco-cinese sta per mettersi a cena. Bussano alla porta ed è sparatoria. La morte non è mai solitaria per Johnnie To, accompagnata da rumori e sapori, spesso seguita dalla vendetta. Tra i tanti pregi di Vengeance, titolo del nuovo lavoro del cineasta hongkongese, c'é la scelta vincente dell'attore protagonista: il francese Johnny Halliday, che rientra tra gli omaggi all'ammirato Melville a partire dal nome: Costello. Questi accorre da Parigi a Macao in soccorso della figlia, sopravvissuta alla sparatoria di cui sopra in cui muoiono il marito e i figli. La tragedia richiede l'intervento del non più giovane padre, un ex gangster, ora cuoco e proprietario di un ristorante sugli Champs Elysées: all'occorrenza e per esigenze di lingua e luoghi sconosciuti, assolda tre sicari con cui instaura subito un rapporto di ironica cordialità. Non serve addentrarsi nei dettagli narrativi che seguono, Vengeance è uno dei lavori di To meglio confezionati degli ultimi tempi, indiscutibilmente più appetibile e comprensibile a uno sguardo non orientale grazie alla presenza di Halliday. D'altra parte lo stesso cineasta ha voluto avvicinare la tradizione del polar con quella del cinema di Hong Kong. L'ex rocker, da parte sua, contribuisce al piacere del film bilanciando ironia e dolore, senza trascurare il fatto che il suo personaggio è anche affetto da un problema di memoria. Ed è proprio questo elemento a distendere i ritmi, a stupire il pubblico abituato all'action senza tregua di To: i tempi si fanno più rarefatti, quasi stranianti e ben si inseriscono in paesaggi quasi poetici, tra una Macao dal sapore europeo e una spiaggia dalle tinte lunari.