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Pavel (Nikita Kukushkin, left), Colorado (Bad Bunny, standing), and Aleksei (Yuri Kolokolnikov, right) apply some pressure to Hank (Austin Butler, 2nd from left) in Columbia Pictures CAUGHT STEALING. photo by: Niko Tavernise © 2025 CTMG, Inc. All Rights Reserved.
Non conoscessimo il nome del regista, diremmo mai che dietro Una scomoda circostanza – Caught Stealing c’è Darren Aronofsky? Eppure, piaccia o meno, si tratta di un autore riconoscibile e divisivo, tant’è che alcuni suoi film sono diventati cult grazie a un repertorio di temi ricorrenti (il senso di colpa, la ricerca della redenzione, le dipendenze, l’ossessione, la spirale distruttiva) e di scelte formali (montaggio serrato, inquadrature brevi, piani stretti).
Al nono lungometraggio in ventisette anni, a tre da quel The Whale che gli ha permesso di ritrovare un rapporto con il pubblico, Aronofsky si smarca dalle aspettative e si mette al servizio di A tuo rischio e pericolo, romanzo di Charlie Huston qui anche sceneggiatore. E sembra quasi diluirsi, perfino nascondersi, in un film che è un divertissement, un intrattenimento che prende il tipico schema hitchcockiano dell’innocente ingiustamente accusato e braccato da chiunque e lo farcisce di echi personali (i fantasmi di un passato che non passa, l’angoscia per i danni collaterali innescati dalle proprie azioni, il desiderio di annullarsi).


Ambientato alla fine del Novecento, in una New York sporca e sciatta, è un fumettone pulp che gioca con gli eccessi senza eccedere, un po’ b-movie con i soldi (la fotografia sporca di Matthew Libatique è un trait d’union tra le abitudini del regista e un look da indie urbano sponda Spike Lee) e un po’ consapevole coacervo di cliché e stereotipi che tiene fede al grande melting-pot criminale della metropoli per far incontrare spacciatori punk e poliziotti corrotti, baristi cocainomani e boss portoricani, feroci ebrei ortodossi e madri dominanti.
Al centro del meccanismo, una promessa mancata del baseball (Austin Butler, con la faccia giusta del martire in cerca di riscatto) che lavora in un bar malfamato, beve troppo ma ha una splendida ragazza che abita a Chinatown (Zoë Kravitz) e tifa per una squadra in gran forma. Quando il suo vicino inglese (Matt Smith con cresta: le musiche dei post-punk Idles) gli chiede di badare al suo gatto per qualche giorno, si ritrova pestato da un gruppo di gangster convinto che sappia più di quanto voglia ammettere. Parte così una feroce e forsennata caccia a un povero cristo che può contare solo su quel che resta di se stesso per salvare la pelle.
Tutto è stilizzato, in Una scomoda circostanza – Caught Stealing, la violenza in primis, con il sangue che dilaga come nelle strisce, i costati sventrati e ricuciti, i vomiti a favore di camera (e vetro) e le colluttazioni a mani nude, ma anche il pudico principio di sesso tra Butler e Kravitz, gli inseguimenti, le mattanze.


E se, in un certo modo, lo stesso Butler incarna la quintessenza di un giovane americano buono e tranquillo, con la sua immagine bionda e aitante nonché malinconico e capace di risollevarsi nonostante le avversità, i comprimari costituiscono una colorita e colorata galleria di figurine sopra le righe. Dalla poliziotta Regina King doppiogiochista agli ortodossi Liev Schreiber e Vincent D’Onofrio che interrompono le azioni malavitose per lo Shabbat da celebrare con la madre (Carol Kane, un omaggio al classico yiddish Hester Street), passando per lo svalvolato capo Griffin Dunne e un Bad Bunny di puro decoro.
Se c’è qualcosa di davvero sintonico con Aronofsky è lo sguardo a tratti compiaciuto sui corpi martoriati, ma qui la distanza di sicurezza è tale che Una scomoda circostanza – Caught Stealing non sconfina mai dai perimetri di un intrattenimento gustoso quanto estemporaneo. E se alla fine il miglior Aronofsky fosse quello più addomesticato?