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Un crimine imperfetto
Nell’anno in cui l’immaginario folle, sregolato e stoner di Paul Thomas Anderson si nutre, con evidenza, del cinema (che fu) a firma Joel ed Ethan Coen – cosa sarebbe Una battaglia dopo l’altra senza titoli quali Arizona Junior, Il grande Lebowski, Fratello, dove sei? e Non è un paese per vecchi? – dalla Francia arriva Un crimine imperfetto, terzo lungometraggio da regista di Franck Dubosc. Il quale, dopo le premiate commedie Tutti in piedi (il nostro Riccardo Milani ne ha diretto il remake italiano) e Rumba Therapy, decide che è giunto il momento d’esplorare l’altrove, rivisitando con ironia, lucidità e gusto macabro nientemeno che Fargo, premiato con l’Oscar alla Migliore sceneggiatura originale nel 1997.
Le premesse sono le medesime, o quasi, del cult diretto dai Coen. Eppure, tra le montagne innevate del Giura, Dubosc rintraccia un’umanità assolutamente estranea a quel film, dunque inedita. Sospesa tra bontà d’animo e lucida consapevolezza del fallimento – che non è mai disperante, bensì sapiente, per quanto goffo e in larga misura dettato dal caos (altro elemento tipicamente coeniano) e dalla fortuna, quest’ultima frutto esclusivo dello spirito da commediante di Dubosc, qui co-protagonista, scalzato dal Maggiore Roland Bodin di Benoît Poelvoorde – anch’egli perlopiù ironico, perfino nella tragedia.


Un crimine imperfetto
(Julien Panié / Gaumont - Pour toi Public productions - France 2 Cinéma)C’è chi vive (e mal sopporta) un matrimonio messo in ginocchio sempre più dai debiti e dalle distanze carnali, oltreché emotive, rianimandosi solo ed esclusivamente in presenza del nuovo – nonostante il nuovo sia in accordo con una scia irrefrenabile di sangue, morte e violenza – e chi, invece, desidera ricomporre la propria famiglia, mettendo da parte la solitudine e il risentimento, pur non avendone facoltà. Nel mezzo, una criminalità di provincia di bassa e alta lega, corpi martoriati e ricoperti di miele e neve, forze dell’ordine interessate a tutto fuorché alla soluzione del caso e, ancora, inattese sensibilità che, tra un’esaltazione e l’altra dell’idiota – qui fin troppo coscienzioso – riscoprono effetti e conseguenze dell’amore e della speranza ritrovata.
A fare da sfondo, uno scenario magnifico e spietato, algido e confortante, che è terra di confine e, dunque, in qualche modo, di tutti e di nessuno. Se è vero che della scrittura coeniana resta poco — lo script di Dubosc e Sarah Kaminsky risulta perlopiù laconico, facendosi indagine spietata e dolorosa sui volti e le disillusioni, mettendo da parte la parola — è nel lavoro sui corpi e sugli istinti umani che lo spirito di Fargo (e non solo) rivive con forza. Sospeso tra umorismo macabro e lucida consapevolezza d’un desiderio scomodo, non sempre rigettato e talvolta abbracciato, per quanto grottesco, nero e raccapricciante.


Un crimine imperfetto
(Julien Panié / Gaumont - Pour toi Public productions - France 2 Cinéma)In tal senso, Un crimine imperfetto – adattamento nostrano del titolo originale Un ours dans le Jura, altrettanto evocativo seppur in modo differente – dice già tutto. Chi non potrà far altro che fallire, di fronte alle responsabilità morali e al peso effettivo d’un crimine, se non un’allegra (si fa per dire) famiglia di provincia? Esiste realmente il crimine perfetto o è soltanto un’illusione letterario-cinematografica?
I maiali della chiusa ironica e nerissima del film sembrerebbero rispondere al quesito senza troppi giri di parole; eppure, la verità sta nel mezzo, affidata a quei gangster imprevisti e improvvisati che fanno capolino qua e là: temibili, questo è vero, eppure piccoli – se non addirittura insignificanti – rispetto alla presenza dominante delle montagne, delle sconfinate distese di neve e di chi, fino a lì, ha vissuto accontentandosi di poco, senza mai conoscere ciò che invece è molto. E non soltanto in termini economici, bensì emotivi e sentimentali.


Un crimine imperfetto
(Julien Panié / Gaumont - Pour toi Public productions - France 2 Cinéma)La domanda posta dal Maggiore Bodin alla barista locale risulta, per questo, chiave e rivelazione ultima dell’intera riflessione: sulla fuga e sul sogno d’un nuovo inizio. Cos’è che pesa di più: la solitudine di una vita o un amore silenzioso e ormai dato per perduto? Dubosc non tarda a rispondere — e così i suoi interpreti, strappati alla commedia, che qui si tingono prima di rosso e poi di nero. Le risate sono amare, eppure più che presenti. Dicono molto di loro, e così di noi. Nel cinema di Dubosc la neve copre tutto, tranne la coscienza. Al cinema da giovedì 9 ottobre, distribuito da Movies Inspired.