I cantori della fine, i maestri della sensorialità in chiave musicale, sono sempre stati i Doors. Con The End ad accompagnare le immagini di Apocalypse Now di Coppola, Jim Morrison and friends hanno segnato lo sguardo di generazioni. E quell’eredità rimane. Nel capolavoro sulla guerra in Vietnam era la colonna sonora di fiamme, bombardamenti, dell’inferno sulla Terra. In Un anno difficile di Olivier Nakache e Éric Toledano, quelle note risuonano proprio davanti a un aereo. I manifestanti bloccano un decollo, si schierano sulla pista di atterraggio portando avanti una protesta non violenta. Sarà un caso? Non possiamo saperlo. Ma forse involontariamente questa sequenza diventa il riflesso del cult del 1979. Il conflitto si specchia in una ricerca spasmodica per la pace, nell’inseguimento feroce alla salvezza del pianeta.

Siamo dalle parti della commedia agrodolce, ma lo sguardo è politico. Lo capiamo già nei primi minuti: i presidenti della Francia si alternano in un carosello che potrebbe non finire mai. Nei loro discorsi ripetono tutti le stesse parole: “un anno difficile”. Per Nakache e Toledano è un monito per il futuro, un modo di rivolgersi al presente con un sorriso a denti stretti. L’ironia è sull’irruenza del capitalismo, su come siamo tutti consumatori indemoniati davanti a centri commerciali e false offerte al ribasso. Senza dimenticare l’ecologia, l’attenzione è per un mondo messo sotto scacco dall’aumentare delle temperature.

Ma Un anno difficile non è un comizio e non vuole fare propaganda. Racconta di due amici in difficoltà, di una maturità turbolenta, di un’eterna gioventù che a un certo punto deve trasformarsi nel passaggio all’età adulta. I protagonisti condividono tutto, cercano di arrivare a fine mese, di arrotondare. L’uno lavora all’aeroporto, compra e rivende ogni cosa compulsivamente. L’altro ha un carattere difficile, una vita privata da dimenticare. Un giorno incontrano un uragano, una ragazza sempre green, che non accetta le imposizioni del sistema e sfida l’autorità. Per i tre è un percorso di crescita, un valzer tra le strade di Parigi, in cui il tempo si ferma e i grandi temi dell’oggi si mescolano ai sentimenti.

Nakache e Toledano proseguono il loro percorso sull’amicizia, dopo aver realizzato oltralpe alcuni dei film più fortunati sul tema. Prima Troppo amici, poi Quasi amici, un grande successo di pubblico, fino ad arrivare allo spassoso C’est la vie – Prendila come viene. In fondo è un po’ questa la chiave del cinema del duo francese: prendila come viene. È sempre l’incipit scanzonato di ogni loro film, per poi scavare in profondità. È il caso anche di Un anno difficile, magari meno ispirato, lontano dal “rigore” di The Specials, ma sempre gentile nel descrivere le nostre inettitudini, le fragilità nel rapporto con gli altri. È la cronaca di solitudini che provano a risolversi, di ferite non rimarginate. Il sollievo è nei toni leggeri, nella speranza dell’avventura, nella certezza che, dopo la tempesta, c’è la quiete. Una vicenda che alimenta il buonumore.