“A chi dirò la mia tristezza?”. Se lo domanda più volte il vetturino del racconto La malinconia di Čechov. Si aggira per la città soffrendo in silenzio, e alla fine si confessa con l’unico animale che lo accompagna. È una riflessione sulla solitudine, sull’incomunicabilità. E non a caso viene citato in Il punto di rugiada di Marco Risi, presentato in anteprima all’ultima edizione del Torino Film Fest.

Forse bisogna partire proprio da Čechov per trovare la chiave di un racconto agrodolce, sempre sospeso tra dolore e sorriso, come tutto il cinema di Risi. Il regista si destreggia tra i generi. Abbraccia la commedia e gioca con la cronaca, con le sfumature più buie del nostro Paese, da Il muro di gomma a Fortapàsc. Lo sguardo sull’attualità è sempre vivo. In Il punto di rugiada siamo in una casa di riposo. La vita degli anziani prosegue tranquilla, fino all’arrivo di due giovani turbolenti. Carlo viene da una famiglia ricca, ama le feste e gli eccessi, e ha provocato un grave incidente in cui una ragazza è rimasta sfregiata. Manuel è uno spacciatore, che ora deve scontare la sua pena.

Qui non siamo dalle parti di Qualcuno volò sul nido del cuculo, non ci sono malati psichiatrici, è la senilità a fare il suo corso. Il punto di rugiada è un film quieto, suddiviso in capitoli, in stagioni, che corrispondono al periodo che i due protagonisti devono passare facendo “lavori socialmente utili”. Come in tutte le storie legate alla redenzione, lo scorrere del tempo si specchia nel percorso di formazione, nel cambiamento.

Risi infonde tenerezza alla narrazione, culla i suoi personaggi, trasmette una profonda empatia, che si lega a un progetto venuto da lontano. Realizza una vicenda di confine, ambientata in un limbo, in una fase di passaggio, proprio come indica il titolo: Il punto di rugiada, che può anticipare la venuta della neve. È una lunga attesa. Carlo e Manuel aspettano di essere di nuovo liberi, gli ospiti della struttura hanno la consapevolezza che quella è l’ultima fermata di un viaggio durato decenni. Alcuni affrontano il domani con serenità, altri vorrebbero che la morte arrivasse subito.

Risi si muove in questo solco, dosando il conflitto generazionale, facendo scoccare anche qualche scintilla amorosa. Il punto di rugiada sa quali corde toccare, si concentra sui sentimenti, sul cuore, e fa anche riferimento alle prime pagine dei giornali. È una parabola sincera che regala qualche amaro colpo di scena, in cui a brillare è l’interpretazione di Massimo De Francovich.