Gianna, attrice di teatro nel pieno della maturità, è costretta a prendersi cura della madre. La povera donna a malapena tiene le posate in mano, così ogni mattina la figlia la lava, la veste, la accudisce con amore e pure con la tipica impazienza di chi è vittima di una scelta forzata. Gianna di solito trova un'oasi di pace in teatro ma anche lì, tra le tavole del palcoscenico, le cose non vanno meglio perché il testo su cui lavora, guarda caso, sembra la fotografia della sua condizione.
Gioco di specchi tra arte e vita con inevitabile moltiplicazione di sentimenti e risentimenti, Tra cinque minuti in scena di Laura Chiossone affronta con slancio il nodo centrale di ogni rapporto madre-figlia optando per una realizzazione complessa che alterna finzione, teatro, documentario. Troppi piani, in verità, per essere sostenuti tutti assieme in un'opera prima segnata alla fine proprio da un eccesso di costruzione, soprattutto nella descrizione delle prove teatrali e dei rapporti tra gli attori della compagnia. Resta tuttavia l'impressione positiva di avere a che fare con una giovane regista armata di coraggio, che non ha avuto paura di parlare di vecchiaia, di malattia, di rimpianti.