Prendi un attore (lo sloveno Branko Zavrsan); gli fai prendere la patente ad hoc; gli fai fare il camionista per sei mesi; lo riprendi per le strade di mezz'Europa. Il risultato? TIR, primo lungometraggio di finzione di Alberto Fasulo, friulano, classe '76, in carnet il buon documentario Rumore bianco. In Concorso a Roma anno VIII, TIR – dice il regista – “è un film su un paradosso: quello di un lavoro che ti porta  vivere lontano dalle persone care per cui, in fondo, stai lavorando”.

Bene, questo “paradosso” è quasi vecchio come il mondo, e ovvio non si limita agli autisti dei bestioni della strada: guardatevi in casa, pensate ad amici trasferiti, parenti commessi viaggiatori, fughe dei cervelli, etc., o alle missioni all'estero attuali e dell'Impero Romano e capirete che forse il paradosso è questo paradosso, nella misura in cui l'autista ne è presentato quale paradigma e questa situazione lavorativa come peculiare, ovvero Zeitgeist. A meno, s'intende, di non credere che mogli e buoi dei paesi tuoi valga ancora o, almeno, meriti un'osservazione nostalgica.

Ancora, Branko Zavrsan interpreta Branko, un ex insegnante di Rijeka, divenuto autista: orari mostruosi, vita grama, ma stipendio triplicato. Perché non i contractor a sto punto, che guadagnano ancor più, stanno più lontano e con più pericoli? Ma il problema non è questo: perché chiedere a un attore di fare il camionista? A parte una presenza scenica à la Rutger Hauer, non è che al buon Branko si chieda l'Otello: un vero autista, no? Non perché questa finzione sia ontologicamente infida, semplicemente, ne valeva la pena? Qual è il surplus di senso garantito dalla finzione al TIR non documentaristico?

Comunque, il film si fa vedere, alterna on the road duro e puro ai dialoghi di Branko con il collega Maki (Marijan Sestak, vero camionista), il datore di lavoro, la moglie a Rijeka, cercando drammaturgicamente, poeticamente e ideologicamente il “falso movimento”. Intenzione apprezzabile, seppur non inedita, ma la sensazione di stare in una piazzola per 85 minuti rimane: se non come, dove va a parare questo TIR?