"La confusione è il presupposto per la conoscenza” si sussurra oltre i titoli di coda (forse per giustificare ciò che è successo prima). 

L’impressione, infatti, è che più che l’autoironia, la regista Nia Da Costa (Little Woods, Candyman) cerchi di mettere a metter le mani avanti, consapevole (o forse no) che The Marvels, capitolo della due della sotto-saga nelle mille saghe Marvel – per intenderci questo ramo narrativo tutto al femminile sboccia dai noti fumetti di Colan e Thomas, nel 2019 passa per Captain Marvel, poi prosegue, si complica e si dilata con la serie Ms Marvel – non brilli nel ginepraio di ponti spazio-temporali, multiversi, multi-storie, multi-personaggi morti e redenti, multi-galassie narrative (che si copiano a vicenda, copiando dal mito) del franchise per lungaggine detto Marvel Cinecomic Universe.

Perché tra il più classico e reiterato fanservice, tra multiculturalità di necessità e multiverso di attualità, la variazione sulla stessa narrazione, più che innovazione del noto (tra film e serie), è nient’altro che una qualità, un superpotere, appunto, da apprendere e valorizzare per il trio di protagoniste al timone del filone rosa.

Ora, infatti, la giovanissima Kamala Khan in New Jersey, Ms. Marvel nelle fessure cosmiche, bracciale quantico al polso, dalla sua cameretta si scambia, si “switcha” (sic., anche al doppiaggio) con il suo mito Carol Danvers, Captain Marvel per terra e per aere. Carol l’ubiqua, però, è ancora intenta a leccarsi le ferite del suo passato da Devastatrice involontaria: ha riacquisito l’identità dai tirannici Kree, causando la polverizzazione dei loro placidi regni, la destabilizzazione elettromagnetica dell’universo, la possibile, prossima implosione delle galassie nei loro buchi spazio-temporali.

Destini paralleli ma intrecciati nell’onnipresenza energetica, dunque, che Kamala e Carol condividono pure con Monica Rambeu, nient’altro che la nipote di Carol, non accudita dalla combattente quando era bambina orfana e diventata nel frattempo adulta, capitano anche lei, come la zia, nonché astronauta S.A.B.E.R..

Ruggini e rancori di nipote verso la zia non si sono ancora sopiti, ma lo strappo va ricucito in fretta (benedice sempre Kamala, catapultata dal salottino della famiglia indo-statunitense alle Guerre Stellari) per far fronte comune, uno e trino, contro le sete di vendetta di Dar-Benn, guerriera Kree che, martello accusatore in mano, vuole recuperare il bracciale cosmico dell'adolescente, annientare Captain Marvel e ridonare energia, luce, vita al suo popolo offeso.

Insomma, pur negli sbalzi e nelle collisioni di galassie, “il multiverso” narrativo non decolla, non si reinventa, non sembra avere né forza né vigore immaginifico per far sterzare l’intero destino della saga verso nuovi lidi.

Perché in The Marvels tutto se non è derivativo è transitorio: nel frullatore di simultaneità, si rimane nel noto, si ammicca al fumetto, ci si appoggia alla fisica quantistica, si abbozza al familismo, si accentua il sentimentalismo, ci si aggrappa all’attualità (il rischio siccità, l’incubo apocalisse, gli squilibri mondiali nella questione energetica). 

Va da sé che tra contorsioni di scrittura e scivolamenti di piani, il fanta comin’ of age al femminile ricalchi stilemi e cliché dell’Universe maschile. La sceneggiatura a sei mani (della stessa Nia DaCosta con Megan McDonnell, Elissa Karasik) pare una navicella in transito, con tutto il didascalismo di dialoghi e la possenza di CGI che serve, verso un altrove che non supera le sabbie mobili del frustro pendolo di frangenti action alternati a batticuore familisti.

In transito sì, ma verso dove? Verso la solita ricongiunzione degli estremi, il risveglio di forze sopite, la palingenesi di pianeti, galassie, elettromagnetismi, personaggi quantici, forze oscure e forze benigne. Famiglie e popoli. Donne ed eserciti.

Per usare un eufemismo, non siamo sicuri che basterà l’usato sicuro per rimpolpare e rinvigorire il franchise, che, insomma, “la confusione sia presupposto di successo”. 

Ci si aggiunga, infine, che negli ultimi(ssim)i anni i fiaschi di botteghino in casa Marvel cominciano a moltiplicarsi e Box Office Pro oltreoceano non scommette su una sorte diversa per The Marvels, soprattutto dopo che i test screenings sul pubblico a giugno, stando a Variety, sono stati tutt’altro che un successo.