È il riavvio della serie che ha come capostipite il J-horror (diciamo l’orrore che monta la tensione senza dargli visibilità tangibile) The Grudge di Takashi Shimizu, il reboot di Nicolas Pesce. Ed è anche il secondo remake americano del film giapponese, dopo quello del 2004 interpretato da Sarah Michelle Gellar.

Coordinate utili per capire il senso di un’operazione nella quale collimano l’ammiccamento nostalgico ai fedeli del genere e l’usato sicuro da propinare ai nuovi spettatori.

L’incipit a Tokyo, con una donna che abbandona una casa infestata, determina il legame con l’origine e l’originale, allargando poi l’orizzonte perturbante verso la Pennsylvania. Segno inconscio anche dell’espansione di un franchise va da sé ormai colonizzato dall’immaginario americano. Tant’è che Tokyo resta più per sottendere quanto il male venga da fuori che per conferire al male una dimensione più inquietante per il suo essere apolide.

Al “rancore” (si traduce così il titolo) su cui si edifica la maledizione quale figura di un disagio collettivo, com’è nella società giapponese, si sostituisce un livore meno ancorato a una prospettiva sociale. E che finisce per risultare quasi rassicurante nel suo essere domestico, chiuso in case nelle quali basta non irrompere per garantirsi la serenità.

Strutturato su vari piani senza seguire una cronologia lineare, il nuovo The Grudge si concentra sui tormenti di una detective in piena elaborazione del lutto. Determinata a scoprire cosa sta accadendo nella casa infestata, ignora i consigli del suo capo, che si è sempre tenuto a distanza dall’edificio (un collega è impazzito, qualcun altro è morto). E, povera lei, finisce in una spirale maledetta. Ne uscirà? L’interesse è relativo.

Pesce vorrebbe infondere fremiti d’autore (la fotografia sporca e non patinata è una dichiarazione) per trasmettere l’idea che si tratti di un’operazione di ripensamento narrativo con echi realistici. Ma The Grudge resta sulla pigra superficie di una mera speculazione commerciale zeppa di effettacci che non danno mai una scossa al tedio in agguato.