Ottanta minuti, tutto compreso. La durata di Solometro, va detto francamente, è già una nota di merito. Marco Cucurnia, autore di regia, soggetto e sceneggiatura, nonostante sia all'opera prima non cede alla tentazione di durate pretenziose e difficilmente sopportabili. Solometro è un free press romano che qui si traveste da commentatore di vite: i suoi titoli fanno partire la storia e allo stesso modo la concludono. Pretesto intrigante e discreto per un piccolo girotondo di personaggi: uno scrittore, una prostituta, una coppia borghese e infelice, un provinciale sosia di un campione del mondo di moto, uno scioperato e due giovani e bellissime ragazze. Il primo incontra la seconda (Pietro Sermonti e Anna Valle, meglio al cinema che in tv) perché vuole scrivere un libro sulla "vita". La coppia (l'immancabile Michele Placido ed Eleonora Giorgi) è vittima di adulteri e interessi, i giovani cercano di uscire, eludere la propria vita precaria con trucchi e illusioni. Storie di piccola grande umanità raccontate con sobrietà, forse troppa. Regia diligente, come attori, sceneggiatura e persino il montaggio. Anche Roma qui non è la città eterna ma un insieme di dignitose periferie o strade residenziali discrete. Marco Cucurnia, dopo il documentario Mario Monicelli l'artigiano di Viareggio (qui in un velocissimo cameo), non dispiace. Un solo problema: il suo film è di quelli di cui non ci si pente della visione, ma di cui ci si dimentica in fretta.