È un secolo difficile per le storie romantiche. Non perché le persone non si amino più ma perché oggi la cifra culturale imperante è l’ironia. Gli artisti preferiscono mostrarsi “senza cuore” piuttosto che mostrarne uno. Il risultato è che non sembriamo più capaci di parlare d’amore. Le serie anche.

Poche hanno abbracciato il sentimento con la precisione richiesta. Ci sono quelle che puntano  sull’anti-glamour (Fleabag), cercando l’uomo giusto uscendo sempre con quello sbagliato, quelle che al contrario la buttano sul glamour (Big Little Lies), grattando poi via la vernice dell’apparenza, e quelle per le quali il realismo è addirittura un concetto astratto (Friends, Sex and the City). Per questo ha un effetto corroborante guardare Normal People, una delle rare serie drammatiche a trattare l’amore in una dimensione di costruzione.

Proprio come un romanzo di Jane Austen, la progressione del sentimento condurrà alla correzione del giudizio di Marianne, liceale ricca e solitaria, e della posizione di Connell, allievo socievole e due volte popolare, ha estrazione proletaria e gode della simpatia di tutti.

Normal People (credits: Enda Bowe/BBC/Element Pictures/Hulu)
Normal People (credits: Enda Bowe/BBC/Element Pictures/Hulu)

Normal People (credits: Enda Bowe/BBC/Element Pictures/Hulu)

Il primo coup de foudre li coglie al liceo ma è interrotto bruscamente dalla mancanza di coraggio di un’adolescenza che ha troppa paura di assumere quell’amore alla luce del giorno. Seguirà una relazione, travolgente nelle connessioni e  insopportabile nelle incomprensioni, di quattro anni e 12 episodi tra il liceo della Contea di Sligo e il Trinity College di Dublino.

Dal tourbillon del primo amore, esplorato nei primi episodi, si sviluppa una fusione intellettuale, un’amicizia così forte e un legame talmente profondo
che la soluzione della love story non ha importanza. Qualunque cosa accada, resteranno l’uno nella vita dell’altra. La realizzazione, affidata a Lenny Abrahamson e Hettie Macdonald, accompagna una scrittura di sensazioni.

La camera si prende il tempo di filmare i suoi protagonisti in primo piano per non perdere niente delle emozioni che li scuotono. Una maniera di scrutare dappresso sono soprattutto le scene di sesso, “coreografate” da Ita O’Brien (Sex Education). Al centro due corpi che bruciano di desiderio e si allacciano segretamente ma influenzati dallo sguardo degli altri. “L’inferno sono gli altri” per Marianne e Connell che non riescono a fare fronte alla pressione esteriore, difficile scappare ai contratti economici e alle gerarchie
sociali.

L’intimità è il solo spazio in cui ritrovare il gusto di vivere mordendo perpetualmente la mela e il dramma che li abita. Connell, sottilmente filmato, disegna una rappresentazione inedita dell’esperienza maschile che si interroga, mette in discussione il mondo, piange per il suicidio di un amico, pronuncia “I love you” senza complessi e chiede regolarmente a Marianne come si sente senza inficiare mai la carica erotica del momento.

Normal People (credits: Enda Bowe/BBC/Element Pictures/Hulu)
Normal People (credits: Enda Bowe/BBC/Element Pictures/Hulu)

Normal People (credits: Enda Bowe/BBC/Element Pictures/Hulu)

Marianne deve gestire invece traumi profondi che influenzano le sue scelte di vita, specialmente amorose. Vittima di un fratello violento e crudele, sostenuto da una madre fredda e complice, la giovane donna troverà fiducia in se stessa attraverso la relazione con Connell e il complesso legame che esiste tra dolore e piacere. Daisy Edgar-Jones e Paul Mescal scivolano nei corpi e nelle crepe esistenziali di Marianne e Connell incarnando un racconto profondamente romantico ma risolutamente contemporaneo.

Insieme compongono quadri intensi che li sospendono dopo l’amore, quando il corpo e lo spirito riposano. Adattato dal romanzo omonimo di Sally Rooney, Normal People esplora la bellezza e i dilemmi dei millennials, sovente ridotti a un concept marketing o alla loro addiction ai social network. I protagonisti si scambiano mail o messaggi ma non si accontentano di parlare. Ricamano i loro interventi come fossero personaggi di un romanzo del XIX secolo. Quando la ragione osservava le regole e il sentimento era il
più grande talento dello spirito.