Cambiano le premesse, ma per certi versi Little Sparrows potrebbe essere considerato l'Interiors australiano del nuovo millennio: come nel dramma di Woody Allen, infatti, protagoniste sono tre sorelle (i tre "passerotti" del titolo) e un evento spartiacque delle loro esistenze. Lì era la decisione paterna di abbandonare il tetto coniugale, qui il male incurabile che, a breve, si porterà via loro madre. Che prima di andarsene, però, le abbraccerà prima durante il tradizionale pranzo natalizio, poi, una ad una, dal suo letto d'ospedale, dove per l'ultima volta tenterà di indirizzarle verso una vita felice grazie al suo infinito amore.
Promettente opera prima di Yu-Hsiu Camille Chen, Little Sparrows è una ballata triste "quadrifonica" sorretta dalla grande interpretazione delle sue protagoniste, Nicola Bartlett (la mamma), Nina Deasley (Nina, vedova e con due figli piccoli da crescere), Melanie Munt (Anna, attrice che sta facendo i conti con il fallimento del matrimonio) e Arielle Gray (Christine, la più giovane, lesbica non dichiarata). Per ognuna di loro, l'autrice e regista prevede singoli "quadri" introduttivi, accompagnando in questo modo lo spettatore nella vita di ognuna e punta sulla spontaneità di una recitazione visibilmente sofferta, ma non per questo "esibita". Come lo è purtroppo il finale del film, che anziché chiudersi sulla lacrima silenziosa della madre dopo essersi fatta tatuare i tre passerotti del titolo, non riesce a dire addio ai suoi amati personaggi, continuando ad "inseguirli" con una carrellata che apre sì alla speranza, ma che non riesce ad essere nulla più che un "esibito" pleonasmo.