Presente al Festival di Cannes con più film (è nelle Vele scarlatte di Pietro Marcello alla Quinzaine e, in concorso in Les Amandiers di Valeria Bruni Tedeschi), Louis Garrel porta sulla Croisette - fuori concorso - anche il suo nuovo lavoro da regista (il quarto), L'innocent, scritto insieme a Tanguy Viel e recitato con Anouk Grinberg, Noémie Merlant e Roschdy Zem.

Oscillando con gusto tra la commedia romantica e l'heist movie, Garrel realizza un film divertente ma non frivolo, regolato da un umorismo intelligente che non soffoca però la cifra malinconica dell'opera.

Abel (Garrel) ha perso la moglie in un incidente d'auto, l'unica amicizia che ancora coltiva è con Clémence (Merlant), collega di lavoro nell'acquario di Lione.

Quando la mamma Sylvie (Grinberg) decide di sposarsi con il detenuto Michel (Zem), il ragazzo cerca dapprima di opporsi, poi, a cose fatte e a libertà ottenuta dall'uomo, non smette di coltivare sospetti su di lui.

Pedinamenti improbabili, dialoghi funzionali, agilità di racconto e messa in scena (fotografia di Julien Poupard, come in Les amandiers), Garrel – che si dimostra oltretutto, ancora una volta, ottimo attore – dedica il film a sua madre (Brigitte Sy) e ragiona sulla figura dei figli iperprotettivi nei confronti di genitori rimasti soli ma comunque desiderosi di godersi ancora la vita.

Ma non solo, perché L’innocent offre anche altri spunti di riflessione: dal pregiudizio innato che ci accompagna nei confronti del prossimo alla difficoltà di aprirci di fronte a nuove possibilità affettive, finendo – ed è forse la più divertente del film – a ragionare sulla veridicità della recitazione applicata all’esistenza: dalle prove che dovrà sostenere con Clémence fino alla cena in cui dovranno distrarre l’autista del camion da svaligiare, Garrel ci regala due momenti di meta-recitazione di altissimo livello.

Con un finale per nulla scontato, quasi circolare, che chiude il tutto in maniera ben più che dignitosa. E I maschi di Gianna Nannini sui titoli di coda.