Se Erasmo fosse un regista si chiamerebbe Alain Resnais. Che sceglie l'erba per omaggiare la sana follia, ovvero quel "vicino nessuno è normale" universalmente riconosciuto. C'è una torre al centro della prima inquadratura, si erge in un prato. Si entra nella torre e si capisce che è solo mistero. Così è la natura umana. Dopo una rassegna di omaggi visivi a scarpe e orologi, si entra nel vivo dei bizzarri personaggi e delle loro (folli) azioni quotidiane. Lui, tal Georges Palet (André Dussollier) è nel cuore di tre "lei"- la moglie Suzanne (Anne Consigny), Marguerite, dentista e aviatrice conosciuta a seguito di un furto (Sabine Azéma) e la sua amica, pure lei dentista, Josépha (Emmanuelle Devos). Attraverso una giostra di eventi fantasiosamente collegati tra loro, in un continuo «entrare in ed uscire da» dimore degne di riviste fashion, Resnais ritrova Cuori, Parole e i suoi mondi leggeri ma mai superficiali che inducono ad innocenti evasioni. Coprodotto e prossimamente distribuito dalla BIM, Les herbes folles aggiunge un'altra delizia al già abbondante banchetto del maestro francese. Meno elaborato ed ambizioso dei sopra citati e di altri lavori sparsi in decenni di attività, il film riserva alcune trovate originali, degne di quel surrealismo relazionale a cui Resnais ha abituato il suo pubblico più affezionato.