Chiedete e vi sarà dato. Il richiamo evangelico può apparire forzato, ma solo a chi non coglie l'accento sulla generosità del Padre che Le Demantelement di Sébastien Pilote (The Salesman) pone sopra ogni cosa. Il papà in questione è più Goriot che divino, ma ciò non rende il suo sacrifico per le figlie meno puro e dilaniante. D'altra parte Pilote (anche sceneggiatore) si diverte a disseminare di segni neotestamentari l'intero racconto, con il vegliardo protagonista che è mite e umile di cuore, per vivere fa il buon pastore e all'occorrenza si spoglia di tutto per amore. Ha passato quaranta anni a lavorare la terra lasciatagli in eredità dal padre (vedi Matteo 20,1-16 e Luca 16, 1-13) e a custodire le sue pecore, senza arricchirsene ma tirando avanti con fatica e rettitudine. E' giusto con tutti e ognuno ne ha stima. Però la moglie se n'è andata da tempo, annoiata dalla vita di campagna (siamo nel Quebec rurale e depresso), i fratelli l'hanno lasciato solo e pure le due figlie ormai di rado vanno a trovarlo. Sempre che non ne abbiano bisogno.
In effetti è una delle due, la maggiore, a farsi viva un giorno per un prestito assurdo (200.000 dollari!) con cui saldare debiti e mettere a posto un po' di cose. E papà dice sì ovviamente, anche se sa benissimo che per trovare quei soldi dovrà vendere tutto e strapparsi via un pezzo di cuore.
Ora le cose sono meno manichee di quanto possa sembrare da questo riassunto approssimativo - in fondo se la prima figlia è disprezzabile, l'altra, la minore, si rivelerà figliol prodiga della vicenda, tanto per restare in tema - ma era per rendere l'idea dell'operazione, collocabile a metà strada tra parabola morale e melò familiare. Stilisticamente Pilote alterna il verismo alla Dardenne con i piani lunghi e i tramonti mozzafiato di una grandiosa visione bucolica. L'occhio si riposa, immergendosi nella luce calda e impressionista di Michel La Veux e anche l'orecchio viene blandito dai delicati accordi folk di Serge Nakauchi-Pelletier. L'aria è dolente ma placida, il peso emotivo del film tutto sulle spalle di Gabriel Arcand (fratello di Denys), che lo porta con mestiere e autenticità.
In questo è migliore del film che interpreta, a cui non fa difetto il primo ma simula troppo la seconda.