Dopo le polemiche seguite all'accoglienza quasi unanimemente negativa riservata al film di Roberto Faenza, c'era molta attesa per il debutto in concorso di Cristina Comencini. Attesa e insieme desiderio di smentire le notizie allarmanti sullo stato di salute del cinema italiano, da molte stagioni dato per agonizzante ma ancora in vita. Ebbene, La bestia nel cuore non solleva il malato dal suo letto di passione, gli regala tuttavia ossigeno quel tanto che basta perché gli addetti ai lavori non lascino Venezia affranti dal dolore. E' infatti un'opera corretta, senza picchi né cadute, con una struttura drammaturgica ben delineata che si evinceva già dal romanzo, scritto dalla stessa regista, che ne è fonte di ispirazione. La storia narra il viaggio interiore di Sabina, attrice di belle speranze costretta dai problemi pratici a fare la doppiatrice, alla cui coscienza appaiono improvvisamente dei tasselli di vita provenienti dal passato. Nei sogni si vede bambina, con addosso la paura e insieme il desiderio di essere accarezzata dal padre. Quando si scopre incinta di Franco, anche lui ex promettente attore, ora star di una serie tv, decide di partire per gli Stati Uniti dove vive il fratello per far finalmente luce sulla propria infanzia. La sceneggiatura si arricchisce però anche di altri personaggi: al trio Sabina fratello e fidanzato si uniscono un'amica del cuore non vedente, un regista di soap carico di rimpianti per quello che avrebbe potuto essere e invece non è, un'assistente al doppiaggio mollata dal marito per la solita ventenne. Ad essi la Comencini chiede di essere il contrappunto alla tragedia familiare che è al centro del film, regalandogli battute divertenti e arricchendoli di una feroce autoironia di cui gli altri sono totalmente sprovvisti. Persino Emilia, senza mezzi termini, per sdrammatizzare il proprio handicap si autodefinisce cieca. Gli altri no, sono monolitici nel dolore e nell'endemica tristezza. Un po' troppo, e infatti le interpretazioni migliori finiscono per essere quelle di Angela Finocchiaro e Giuseppe Battiston, cui tiene testa Stefania Rocca, interprete ormai internazionale. L'impressione di fondo è che la Comencini si trovi meglio nel dirigere gli attori brillanti, così come sembra maneggiare con maggiore padronanza i toni della commedia anziché quelli della tragedia. Tuttavia La bestia nel cuore è pur sempre opera che merita attenzione, sulla quale si capisce che l'autrice ha investito molto in termini artistici ed emotivi. E sebbene non trovi fino in fondo il registro giusto, prelude a una definitiva maturazione i cui frutti non tarderanno a farsi apprezzare.