Kiss the Future, ovvero l’attivismo a tempo di rock – e non social. A Berlinale Special Gala il documentario di Nenad Cicin-Sain, scritto con Bill Carter, dal suo saggio Fools Rush In, prodotto da Matt Damon e Ben Affleck e dedicato alla genesi del celebre concerto degli U2 nella Sarajevo post-bellica il 23 settembre del 1997.

Tradizionale, assai, nella scansione drammaturgica, emozionale nella tessitura umana, s’avvia nel 1989 con la caduta del muro di Berlino per arrivare presto al serbo Slobodan Milošević, che nell’alveo del conflitto nell’ex Jugoslavia assediò la capitale bosniaca di Sarajevo per 1.425 interminabili giorni.

Il docufilm segue alcuni cittadini, tra cui giornalisti e artisti, sotto i bombardamenti e i colpi dei cecchini, focalizzando con la sopravvivenza la speranza, culminata nell’iconico concorso di bellezza che avrebbe informato il pezzo degli U2 Miss Sarajevo.

E, ancor prima, nei club underground (la band punk-rock Sikter, su tutte), dove la musica tiene il ritmo esistenziale, e prospetta il “miracolo”: il giornalista indipendente Bill Carter lo intervista per la tv bosniaca, ne accoglie la volontà di sostegno, da cui originerà nel tour ZooTv, con collegamenti via satellite da Sarajevo ospitati nei concerti della band. Proprio in uno di questi arriva al poro Bono uno schiaffo morale: gli dice una ragazza bosniaca in diretta, “credi che tutto questo abbai un senso?” o giù di lì. E allora non c’era l’attivismo social.

Sullo sfondo, l’inazione degli Usa, della Nato e dell’Onu finché il genocidio in corso non è stato impossibile da contenere mediaticamente: un iter suffragato dalle testimonianze dell’anchorwoman della CNN Christiane Amanpour nonché dall'ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton.

Materiali di repertorio, sia della città assediata che dei concerti anni Novanta degli U2, e interviste agli abitanti (il filmino di matrimonio sulle note di Dettagli di Ornella Vanoni non si batte, sono tutti belli), sono queste le cose migliori del film, che denuncia palesi debolezze: non solo il link indebito sui titoli di coda tra Milošević e i leader attuali, tra cui Meloni, Draghi, Salvini e compagnia nostrana, ma l’affastellamento di troppi personaggi che rilasciano dichiarazioni iterate e ripetute.

Poco male, il destino è nel nome, anzi, nel titolo, dalle parole di Bono sul palco quel 23 settembre del 1997: “Sarajevo, fuck the past, kiss the future”.