Un lungometraggio italiano d’animazione è di per sé già una rarità, ma uno come Invelle (in gara a Orizzonti a Venezia 80) è addirittura unico. Per la prima volta fuori dai limiti del corto (e i suoi lo sono per davvero: i folgoranti La memoria dei cani, Dell’ammazzare il maiale o L’attesa del maggio stanno tutti sotto i dieci minuti), il grande artista scava nella sua terra (Pergola, provincia di Pesaro e Urbino), convoca i fantasmi di una comunità, entra nel corpo vivo della memoria, cavalca i decenni con una missione: salvare i sommersi.

Invelle vuol dire “in nessun luogo”, ma qui il luogo è chiaro: eppure, se la collocazione geografica ha confini precisi, quella umana, antropologica, spirituale li trascende. Invelle è un non-luogo depredato dalla Storia ufficiale, ridotto a periferia narrativa, culturale, sociale, recuperato da un’azione artistica che è atto politico al crocevia tra celebrazione della tradizione orale e slancio artigianale e visionario.

Invelle
Invelle

Invelle

Un canto lirico, un poema mitico, una canzone popolare, dal 1918 al 1978, tra la fine della Grande guerra e il sequestro Moro, i destini dei personaggi, bambini nel tempo e per sempre, si rincorrono, si intrecciano, si toccano: da Zelinda, contadina a cui le circostanze impongono di mettere da parte l’infanzia, ad Assunta, che sopravvive sotto le bombe, fino a Icaro, che dalla campagna va in città.

Ridurlo a una linearità non rende giustizia a un viaggio lungo tre generazioni che somiglia a un sogno nero, innestato di colori improvvisi che irrompono per rompere e annunciano il dramma dopo il carnevale. E se è vero che il movimento vorticoso e poetico di questa narrazione vertiginosa può disorientare, lasciando che la sovrastruttura sovrasti sulla struttura, il teorico prevarichi sull’emotivo, la tensione intellettuale (e concettuale) sia più forte del battito del cuore.

Invelle
Invelle

Invelle

Ma Massi – che a Invelle, certo non lontano dall’autobiografia, ha dedicato anni e anni di lavoro – tra tormenti e sofferenze, si mette al servizio dello sguardo dei bambini, suggerendo alla loro sensibilità e al loro istinto le coordinate per capire quali sono le speranze, i fallimenti, le insofferenze e i dolori di un popolo e di una nazione. Con le voci di Marco Baliani, Ascanio Celestini, Mimmo Cuticchio, Luigi Lo Cascio, Neri Marcorè, Giovanna Marini, Achille Massi, Gemma Massi, Toni Servillo, Filippo Timi.