Difficile trovare virtù nel sequel di Improvvisamente Natale, film che era incentrato sul dolomitico, egotico direttore d’albergo Lorenzo (Diego Abatantuono). Un uomo rimasto solo nelle stanze della sua struttura, eppure capace di affetto e premure verso la nipotina che lo visita ogni Natale. Un anno dopo, nonostante la vedovanza e l’opposizione della figlia, è deciso a risposarsi con Serena, donna italo-americana tanto solare quanto misteriosa.

Del film apparso su Amazon Prime lo scorso dicembre, resistono regista (Francesco Patierno), sceneggiatori (sempre Patierno con il fido Federico Baccomo), Violante Placido e l’asse portante della linea comica (Abatantuono, come accennato, con un Mago Forest dalla chioma ora riportata e crestata). Si congeda, invece, Lodo Guenzi: Primo Reggiani incarna Giacomo, il papà di Chiara (Valentina Filippeschi). A completare i subentri spunta un Elio in versione sindaco modernista che gioca a Don Camillo e Peppone con il sacerdote del paese (Nino Frassica, invece, mantiene l’abito talare), e la rediviva, slanciata Carol Alt in versione cinquantenne salutista.

La nuova linfa, però, non sembra aver rinverdito una commedia natalizia dai toni gentili che già al secondo capitolo appare irrimediabilmente bolsa, fumosa, approssimativa, involuta. Persino prevedibile nello sbocco finale della trama.

Perché se tutti i dialoghi traboccano presto di didascalismi e semplificazioni, a latitare sono vis e bersaglio comico: malgrado il cast maschile potenzialmente esplosivo, destano qualche timida risata le querelles tra direttore d’albergo e concierge, tra sindaco e prete, e poco altro.

Improvvisamente a Natale mi sposo
Improvvisamente a Natale mi sposo
Improvvisamente a Natale mi sposo

La storia, però, è policentrica. Va da sé che nella leggerezza d’intenti di regia e nella coralità di trama e sottotrame, fiocchino cliché che annacquano approfondimento dei conflitti e sfaccettatura di caratteri, troppo spesso, purtroppo, in bilico tra la figurina e la macchietta (il giovane influencer di cui s’innamora Chiara). Insomma, tutto, dall’ambientazione (una Belluno da cartolina, abbracciata dalle Dolomiti e cinematografata da Sterzynski), a ragioni e tormenti dei personaggi appare approssimato, sfumato, stereotipato.

Non sfugge alla fumosità anche il fulcro tematico della trama: la possibilità di innamorarsi di chiunque, a qualsiasi età, simboleggiata dal vedovo Lorenzo come dalla nipotina che flirta con l’influencer.

L’anchilosato direttore d’albergo, infatti, incontra la misteriosa contadinella Serena tra le verdi praterie e, pur non conoscendola, tra i due scocca subito la scintilla (ma, poi, chi vive da quarant’anni nella stessa valle non conosce a menadito locali e forestieri?). La vigilia Natale si fa scenario perfetto per celebrare un matrimonio che più lampo non si può. Nonostante l’opposizione di don Michele e della figlia Alberta accorsa con la famiglia nella pensione, come da tradizione, per le feste natalizie, il patriarca sembra deciso nei propositi di sposalizio, ma più s’avvicina l’ora fatidica, più i dubbi lo assalgono…

Mutatis mutandis sono gli stessi che assalgono noi di fronte a un film che si affida, tra le altre cose, alla recitazione dimessa, ammalinconita, seduta dell’attore meneghino. Una storia cucita, come da prassi, su umori, slanci e capricci del protagonista.

A voler proprio essere impertinenti, ci sarebbe anche da annotare la scelta obbligata (dalla trama, ma comunque) coraggiosa di far traslocare per Natale Lorenzo e famiglia dalla piattaforma al grande schermo (Notorious Pictures distribuirà il film nelle sale dal 6 dicembre). Tra commedie attesissime e competitor agguerriti, non c’è il rischio che il film, già debole in sé, passi inosservato?