Tratto - a quanto pare - da una storia realmente accaduta nel 1987, Il messaggero narra l'inquietante disavventura vissuta da una famiglia americana: dopo il trasferimento in una casa a lungo disabitata, saltò fuori un cimitero sul retro, una camera d'imbalsamazione nel seminterrato e fotografie di cadaveri nei cassetti. La villetta, infestata da oscure presenze, aveva portato i membri della famiglia a un passo dalla pazzia; la vicenda finì poi in un documentario, da cui il produttore Daniel Farrands ha voluto trarre un film, affidando la regia all'esordiente Peter Cornwell.
Dobbiamo probabilmente agli sceneggiatori Simon e Metcalfe l'incredibile sensazione di déjà vu cinematografico del film, che riesce nella non facile impresa di ricordare contemporaneamente The Others, The Shining, Poltergeist e L'esorcista, e sfrutta in modo ordinario il topos della casa "viva", ricca di nascondigli e trabocchetti dalla cantina alla soffitta. Gran parte dell'interesse dovrebbe venire dalla malattia del primogenito Matt e dal legame/parallelismo - poco incisivo - con il soprannaturale, mentre per provocare terrore ci si affida al buon vecchio startle effect. Buone le interpretazioni, ma i personaggi sono banalmente noiosi, e a tratti poco furbi.