Piccola ma significativa sorpresa dell'ultimo Festival di Berlino, Gloria di Sebastián Lelio (qui al suo quarto lungometraggio) è un film che conferma il buon momento che sta attraversando il (nuovo) cinema cileno.

La Gloria del titolo è una donna di 58 anni, divorziata e con due figli già adulti e indipendenti. Per combattere la solitudine, riempie le sue giornate di svariate attività e di notte va alla ricerca di amori fugaci, frequentando feste per single della sua età: una sera incontra Rodolfo, uomo fresco di separazione dalla moglie, per il quale inizia molto presto a provare un sentimento profondo.

Alternando sequenze drammatiche a momenti più ironici, Lelio realizza una pellicola leggermente studiata a tavolino, che ha nella caratterizzazione di Gloria il suo pregio migliore.

Il regista costruisce un personaggio credibile, in grado di trasmettere tutto il disagio di ritrovarsi soli nel mondo di oggi: il merito va anche all'ottima Paulina García, straordinaria scoperta, che si è meritata l'Orso d'argento come miglior attrice del concorso berlinese. Meno convincenti gli interpreti di contorno, incapaci di tenere testa all'intensa protagonista.