Nel 2011 abbiamo lasciato Nick, Dale e Kurt incapaci di portare a termine l' obiettivo di eliminare i rispettivi, odiati datori di lavoro. Stufi di eseguire ordini di altri, i tre decidono di  mettersi in proprio. Progettano una curiosa invenzione che sembra ottenere successo, quando però  il cinico investitore Bert interviene a mandare all'aria i piani. Succede che Rex, figlio di Bert e in rotta con lui, li convince a organizzare un piano per rapirlo e chiedere un cospicuo riscatto di 5 milioni di dollari.  Il tentativo, orchestrato da tre sprovveduti, non può che generare disastri a non finire, tra equivoci, goffaggini, ingenuità dilaganti.

Il bello (o il brutto) di questo Come ammazzare il capo 2, sequel del precedente Come ammazzare il capo…e vivere felici, è che le sgangherate fasi di questa impresa impossibile dovrebbero costruire un umorismo, che si aspetta con ansia ma non arriva mai. Dopo i primi minuti, la gag della presentazione in tv della doccia “inventata” dal trio ha già chiarito su quale terreno correrà l'intero copione.  Quello di piegare la realtà alla regola di una comicità triviale e sboccata condita di battute, figure, espressioni esplicitamente sessuali: anzi inzeppata al punto da toglierne il senso di fastidio, da ingenerare risate di reazione ma al tempo stesso da rendere difficile una lettura critica e (quasi) di denuncia di certe storture della società americana attuale.  Non a caso il rifugio preferito è in tante citazioni da cinema nel cinema e nella messa alla berlina del ‘sogno americano'.

Ne deriva un prodotto incapace di tenere sotto controllo misura e stile, di miscelare comicità e grottesco, di far capire a quale pubblico voglia rivolgersi. Se prendiamo per buono il diluvio di volgarità, sembra una storia che gli adolescenti guardano di nascosto per non farsi scoprire dai grandi. E i grandi? Al cast di attori, tutto confermato dal primo capitolo, (si segnala Jennifer Aniston), si aggiungono le new entry Chris Pine e Christoph Waltz, appena visto in Big Eyes di Burton.